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mercoledì, 07 marzo 2012 |
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Navigando sul web ho trovato questo interessante articolo sul sito www.lafotografia.it, che qui vi riporto:
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Il professor Rodolfo
Namias è stato il maggiore scienziato della fotografia italiana, autore
di oltre trenta libri tra cui il più noto è Enciclopedia Fotografica,
un poderoso volume di oltre 1000 pagine che è stato tradotto in molte
lingue. Finora solo pochissimi avevano potuto prenderne visione, ora
l'abbiamo sottoposto a scansione e lo proponiamo in versione digitale
per divulgare questa pietra miliare della fotografia, con un'anteprima
gratuita di oltre 90 pagine.
Inoltre abbiamo reso sfogliabile gratuitamente il #1 del Progresso Fotografico, anno 1894.
Rodolfo Namias nacque a Modena il 17 marzo 1867 e si laureò in
chimica in giovane età. Cominciò la sua carriera nello stabilimento
Acciaierie di Terni. Fu poi direttore del laboratorio chimico delle
Acciaierie Milanesi. Vinse il concorso per una cattedra di chimica, ma
non si dedicò all’insegnamento, preferendo darsi esclusivamente agli
studi di chimica fotografica, studi che furono la grande passione della
sua vita.
A Milano, nel 1894 a soli 27 anni iniziò la pubblicazione della
rivista Il Progresso Fotografico, che si affermò in tutto il mondo per
la serietà e l’importanza delle sue comunicazioni scientifiche.
Poco dopo istituì la Scuola Laboratorio di fotochimica e fotografia applicata.
Numerose sono le sue scoperte, che tanto cammino hanno permesso alla fotografia e che hanno reso celebre il suo nome.
Poderoso anche il suo lavoro di scrittore. In nessun paese esiste
una così completa serie di pubblicazioni di tutti i rami della
fotografia scritta da una sola persona. Sono circa trenta volumi
continuamente aggiornati in successive edizioni, ognuno frutto di lunghi
studi e di pazienti e geniali esperienze. Notissima la sua Enciclopedia
Fotografica, tradotta in varie lingue estere e che si può considerare
l’opera classica sulla fotografia.
Disponibile anche il downoad del pdf (oltre 160 MB)
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Il professor Rodolfo Namias nel corso di una conferenza
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Il professor Rodolfo Namias nel corso di una conferenza
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La settima edizione del 1922
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mercoledì, 22 febbraio 2012 |
There are no translations available
di Pippo Pappalardo
Mi aveva telefonato l’anno scorso.
Mio figlio mi destò dal sonnellino pomeridiano e mi disse: “Al telefono
Enzo Sellerio”. Ed io, incredulo, e di rimando, prendendo il ricevitore:
“Ed io sono Cartier Bresson”.
E lui: “No, caro avvocato, sono proprio Enzo, il fotografo e le telefono
per ringraziarla delle belle parole che ha voluto usare nel ricordare
il mio lavoro ai tempi di Borgo di Dio e del servizio pubblicato su
“Cinema nuovo” di Aristarco”.
La voce era affaticata ma il tono era quello di sempre: cordiale, elegantemente contenuto, da gran signore insomma.
MI rammentai che su FotoIt avevo scritto di come Sellerio, denunciando
le condizioni di vita in quel di Partinico, aveva fotograficamente
trasformato il sentimento della pietà in concreto impegno civile.
Avvertii come un accenno di commozione tra quei ricordi, subito
represso, e lo ringraziai per l’onore concessomi con quella telefonata.
Lui, allora, mi rimproverò amichevolmente ricordandomi distintamente le
altre occasioni di incontro che io pensavo sepolte da qualche parte e
che invece, nitidissime e perfettamente a fuoco, lui mi ricapitolava.
Ero in solluchero per tanta attenzione.
Adesso, invece, sono addolorato perché sento la scuola siciliana di
fotografia come decapitata: non che lui si sentisse parte di una scuola
ma si riteneva, a buon diritto, di aver aperto, insieme a pochi altri,
gli orizzonti siciliani all’attenzione del mondo.
Nato a Palermo da padre siciliano e da madre di origine russa, avviato
ad una brillante carriera accademica di giurista, abbandona la cattedra e
si dedica al fotogiornalismo grazie all’accoglienza delle maggiori
testate europee. Nel 1952 la rivista “Du” dedica un numero fotografico a
Palermo corredato da sue fotografie. Su incarico della televisione
tedesca, insieme con Hiroshi Hamaya e Will McBride, realizza un servizio
che poi confluirà nel film “Ad occhi aperti”.
Nel 1963 sposa Elvira Giorgianni dalla quale nasceranno due figli,
Olivia ed Antonio. Nel 1965, soggiorna negli USA e lavora per Vogue e
Fortune. Nel 1967 insegna alla facoltà di Architettura di Palermo e nel
1968 fotografa il terremoto nella valle del Belice.
Nel 1969 fonda insieme alla moglie ed al cognato l’omonima casa editrice.
Rilevante la sua collaborazione al “Mondo” di Pannunzio. Di assoluto
valore la ricognizione delle “cose di Sicilia” e di Palermo in
particolare.
Riconosceva pochi debiti stilistici o d’ispirazione ancorché in continua
ammirazione dei Cartier Bresson, Ronis, Strand, Frank e del nostro
Berengo Gardin. Attentissimo agli esiti della fotografia siciliana ma
tormentato il rapporto personale con i suoi protagonisti.
I fotografi siciliani gli debbono molto, soprattutto quella volontà di
trovare in ogni immagine di Sicilia, un aspetto alto, culturalmente
propositivo, assolutamente dignitoso e di cui andare orgogliosi a
dispetto della cronaca e delle difficoltà.
Con generosità ha voluto dare un contributo alla prima pubblicazione
ACAF nella ricorrenza dei suoi venticinque anni sintetizzando in una
pagina, della quale riportiamo l’immagine che ha voluto proporci, la sua
forte e caustica poetica.
L’amico Cosimo Di Guardo, in occasione del’assegnazione del Premio Foto Arte
2003, ricordava come, dopo averlo accompagnato a casa a Palermo,
confidasse alla figlia la piacevole esperienza della consegna del Premio
ma ancor più il sorprendente entusiasmo di oltre mille fotoamatori
catanesi che lo applaudivano.
Ovunque Tu sia, caro Enzo, quell’eco di applausi Ti accompagni come un ringraziamento per le immagini che ci hai donato.
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giovedì, 19 gennaio 2012 |
There are no translations available
di Pippo Pappalardo
Il possedere libri di fotografia indubbiamente ci fa sentire già dentro l’esperienza fotografica: incominciamo a conoscere gli autori, le collane editoriali, le nuove proposte, i classici, le recensioni più o meno interessate se non proprio disoneste.
Diffidate da quelle dichiarazioni che suonano: tutto quello che volevate sapere della fotografia. Sono ovviamente false a meno che si tratti di una buona, anzi ottima, enciclopedia fotografica.
Diffidate dalle antologie che pretendono di aver raccolto tutte le più belle immagini della storia del nostro secolo, sono ovviamente false perché non può mai esserci una raccolta onnicomprensiva.
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sabato, 15 ottobre 2011 |
There are no translations available
Si è conclusa la lettura portfolio Mediterraneum 2011 organizzata dall'ACAF all'interno del MedPhotoFest 2011 , una giuria di professionisti con la presenza del grande Maestro Franco Fontana e con
Pippo Pappalardo, Catania - Critico fotografico e Docente DAC/FIAF, Presidente
Rosetta Messori, Roma - Fotografa
Alfio Garozzo Fotografo
Enzo Gabriele Leanza, Catania - Docente DAC/FIAF
Gaetano Gianzi, Corigliano Calabro - Direttore Artistico del CORIGLIANO FESTIVAL
Roberto Strano, Caltagirone - Fotografo
ha decretato la vittoria del portfolio della nostra Licia Castoro, che ha presentato un progetto dal titolo "Intimo Silenzio".
Abbiamo chiesto alla giovane autrice di raccontarci qualcosa a proposito di questo progetto, ed ecco cosa Licia scrive:
La lettura di un lavoro fotografico è un'esperienza che arricchisce profondamente chi spende le proprie energie in un progetto. Questo lavoro, nato dalla collaborazione tra me e Stefania Anzelmo, si sta scontrando con gli occhi attenti, critici e perplessi di figure diverse. Ogni parola, elogio o critica che sia, non fa che arricchire il lavoro. Da qui nasce la voglia di far girare quanto più possibile questo progetto e, quindi, la partecipazione ad un evento così importante in questa parte della Sicilia, dove sono davvero poche le occasioni di un confronto così aperto.
La vittoria è poi stata qualcosa di inaspettato, ma le parole di Rosetta Messori, Franco Fontana, Gaetano Gianzi e tutti i giurati intervenuti sono tutto quello che serve ad arricchire un fotografo.
Il progetto fotografico presentato si pone come obiettivo quello di indagare le paure e i pensieri intimi di una donna che si affaccia verso l'età matura. Una donna ancora viva eppure spenta, sciupata, autocastrata; immersa nel buio di una solitudine da cui la sua immagine appare quasi sempre dietro un qualcosa, come a non volersi mostrare del tutto, a non volersi denudare del proprio essere. È in questa staticità che si perde e scompare tra gli ambienti che vive. Il silenzio è ciò che fuoriesce da questa situazione, come a schiacciare ancor di più l'anima debole e già stanca di chi forse non ha ancora trovato il suo posto nel mondo.
Così, la scenografia ideata, un cantiere aperto, non fa altro che riportare e descrivere questo senso di abbandono, di non definito, di costruzione in corso ma di decadenza allo stesso tempo.
Tutto ciò fa si che la donna si disperda tra due realtà complementari ed opposte, una condizione interna ed una esterna a lei. Ed è sull'uscio di una porta, attaccata quasi come un collage, che appare tra l'incomprensione e la consapevolezza di non voler capire.
Licia Castoro
A proposito di portfolio vi propongo di leggere sul nostro FORUM una discussione sicurmanete interessante.
Complimenti ancora a Licia e buona lettura....
p.s. ricordo ai partecipanti alla lettura che chi vuole pubblicare il portfolio per intero sul sito nell'apposita sezione "portfoli" può inviarlo a
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