A proposito di street photography
di Pippo Pappalardo

A proposito di street photography 

Ho assai apprezzato l’intervento di Lucia Pulvirenti: attingendo dalla propria esperienza personale, filtrandola attraverso le definizioni da manuale, aggiungendovi i risultati raccolti da sola ed insieme agli amici, è riuscita ad essere assai convincente nella riproposizione e difesa di un genere fotografico dove l’estro intuitivo e lo spirito di osservazione può restituirci miracoli di “vita” quotidiana che altrimenti non sarebbero percepiti e conservati.

Sulla strada, in effetti, camminiamo decisi verso qualcosa o qualcuno con cui vogliamo comunicare; lungo la strada conserviamo i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni; per la strada esibiamo la nostra gioia o la nostra ansia.

La strada a volte è un teatrino dove auspichiamo incontri risolutori e concilianti, a volte è un pellegrinaggio di cui cerchiamo la fine con speranze non sempre sincere.

La strada è lo sfondo delle nostre immagini mentali, è il fondale delle nostre fantasticherie, il rifugio per niente segreto di molti sogni.

La strada è di tutti, per Charlot che l’affronta a braccetto con l’amore conquistato e difeso, per Gelsomina che la vedrà frequentata solo da gente buona, per Sinatra che la canterà come lo spartito della sua notturna esistenza, per Dylan che si domanderà il numero delle strade che ancora dovrà percorrere.

E se nel ricordo la strada è anche simbolo e, ancor più, metafora, nella fotografia, che ne intercetta un segmento temporale dei tanti possibili percorsi, si rivela come momento di apnea di una conoscenza che ci consegna un attimo di verità diversa, che è anche la nostra, che ci invita a riveder le cose, anche i passi ultimi lasciati risuonare nel buio.

Sì, le strade sono illuminate e buie, pulsanti o stagnanti: sono le arterie di quella creatura che chiamiamo città, anzi, una sorta di frammentazioni, di filiazioni che ci consentono di capire la storia degli uomini anche attraverso una cicca, una foglia morta, un chewing-gum, una cacca di cane.

E penso alle strade di Brassai e di Sudek, penso a Migliori e a Fontana, alla Via Emilia ed ad Abbey Road, ma penso soprattutto a noi fotografi che siamo desiderosi di raccontare ciò che nella strada leggiamo come in uno specchio, come dentro il pozzo dei desideri, come in una vetrina da favola, dentro la realtà, attraverso la realtà,  per scoprire magari cosa ci sta dietro un angolo.

E penso pure a Kerouac, ribelle scrittore americano, autore di “On the road” che scrisse per le strade americane fotografate da Frank la più bella prefazione che un libro fatto sulla strada si potesse immaginare. 

Se parlare di strada e di fotografia vi attira, venite allora a Caltagirone, sabato prossimo, ore 18,30, Galleria Ghirri.

I fotografi del Mignon di Padova, da sempre sulla “strada”, hanno selezionato i volti donna che hanno incontrato lungo le strade del mondo e ne hanno fatto una personale “reverie”.

La mostra è anche un libro nel quale ho messo qualcosa di mio magari sfuggito dalle mie meningi frullate e spossate ma sempre alla ricerca di una loro strada.