Il viaggio fotografico

di Emanuele Canino e Alberto Castro

Se viaggiare vi piace, se amate la fotografia, allora il viaggio fotografico è un’esperienza che almeno una volta dovete provare nella vostra vita di fotografi viaggiatori.
A differenza di qualsiasi spedizione più o meno avventurosa (leggi eccitante) o organizzata (tranquilla e sicura), a differenza di qualsiasi viaggio con l’amico/a del cuore o la fidanzata (passione) o moglie o famiglia, il viaggio fotografico vi apre ad un’esperienza del tutto diversa da quanto sopra elencato e vi pone a tu per tu con le vostre due passioni: il viaggio e la fotografia. In cosa si differenzia dagli altri? Ecco, il viaggio fotografico ha una dimensione ludica, concettuale, operativa e programmatica del tutto proprie. Vi offre la possibilità di affrontare un soggetto fotografico (il cosa) che vi piace e che avete scelto, programmato e studiato a fondo e vi pone di fronte alla completa libertà e autonomia per sviluppare il tema scelto nel modo che preferite (il come) senza vincoli, fisici, psicologici e sociali, di sorta. Vi trasporta insomma in una dimensione del tutto nuova, sperimentata solo occasionalmente e per brevissimi periodi in precedenza (qualche ora, un giorno al massimo). Inoltre, se partite in gruppo, vi offre l’occasione per un confronto diretto e continuo, sulle modalità operative e sui risultati ottenuti, da voi stessi e dagli altri, in un confronto diretto fra i membri della “spedizione”. Il viaggio pone il viaggiatore in una condizione di straniamento rispetto alla quotidianità e lo mette alla prova ponendolo di fronte a situazioni nuove. Il viaggio va preparato, concettualmente, organizzativamente e… fisicamente.
Dovete essere pronti a cogliere e comprendere ciò che il caso vorrà offrirvi, ma anche ad andare a ricercare ciò che il caso vorrà negarvi. Dal punto di vista operativo dovrete avere ben chiara la tecnica e il modo in cui volete esprimere/rappresentare l’oggetto delle vostre osservazioni/ricerche, ma anche quale attrezzatura intendete portarvi dietro e quale no (attenti ai pesi!). Insomma le basi le dovete avere!
Non trascurate la preparazione, mi raccomando… quella è forse la parte più complessa, quella da cui è difficile iniziare, ma sappiate che quanto meglio si studiano luoghi, usi e costumi del luogo da visitare e meglio riuscirà il viaggio. Più si cureranno itinerari, orari, mezzi di trasporto e meno problemi e pensieri di tipo organizzativo si avranno una volta in loco, consentendo di rimanere più concentrati sulla fotografia ed al tempo stesso riuscendo a riposare anche nei momenti a questo scopo dedicati. Maggiore attenzione porrete alle condizioni meteorologiche, al percorso del sole, ed agli orari di alba e tramonto, maggiori saranno le opportunità di incontrare spunti fotografici ed atmosfere mozzafiato.
Infine il fisico: una settimana o più di spostamenti in aereo/pullman/macchina, sveglie all’alba, camminate prolungate, attese, possono mettere alla prova un fisico non allenato e fiaccare il più ostinato degli entusiasmi. Ergo: un po’ di esercizio prima di partire! Certo non si tratta di prepararsi per le Olimpiadi, ma un minimo di resistenza fisica sarà comunque di aiuto. Non dimenticate poi di pianificare anche i momenti di riposo, via accorgerete che risulteranno momenti preziosi.

Ed eccoci alla partenza: dubbi, speranze, timori, tensioni… è il momento di lasciarvi tutto alle spalle. Rilassatevi, concentratevi e… divertitevi! Da questo momento in poi si fotografa! E’ questo il momento più bello del viaggio, quello in cui lasciate alle spalle pensieri, problemi, lavoro, famiglia, pene d’amore, mutui… non esiste più niente al di fuori di voi, la vostra macchina fotografica, il vostro soggetto, i vostri amici, il viaggio, gli incontri. Sarete completamente immersi in un’esperienza e in un tempo sospeso che vi renderà completamente liberi e sereni, almeno per la durata del viaggio e… per quella del perpetrarsi del ricordo! Approfittate di questo tempo, gioite della vostra passione e della compagnia (che sia quella giusta o potreste rovinare tutto!), prendete le vostre foto, ma non solo quelle, gioite del rapporto e delle situazioni inaspettate che un viaggio sa offrirvi, affrontate voi stessi e mettetevi alla prova, sarà un’occasione anche di crescita interiore. Confrontate i vostri risultati con gli altri elementi del gruppo, senza invidie, sarà un forte stimolo alla crescita fotografica. Divertitevi, dopotutto siete lì per questo.
Probabilmente non serve andare agli antipodi, basta che il posto scelto sia fotograficamente interessante, lo sia per voi soprattutto. E poi spesso non è quello che si fotografa, ma il come a fare la differenza. Prendetevi il vostro tempo, questa volta non c’è nessuno che vi fa fretta, che vi chiama, che vi spinge ad andare oltre. Nessun gruppo che va avanti o resta indietro o cambia strada, nessun compagno/a o figlio/a che si è stancato di aspettare, che vuole andare altrove, che “è tardi”, “andiamo a fare shopping”, “ma cosa ci sarà da fotografare a quella cosa lì?”, “sveglia all’alba? Ma sei pazzo!”, insomma solo voi, le vostre scelte, i vostri tempi, la vostra ricerca, la voglia di trovare o perdervi, un tempo per scattare e uno per riposare, il tempo che si dilata: c’è quello per pensare e quello per scambiare due chiacchere, può capitarvi di essere invitati a prendere un thè a casa del mugnaio o sedervi a terra a mangiare riso ad un matrimonio di due persone che neanche conoscete, ma che luci, che costumi, che bei volti! Così ogni tanto alzerete, quasi senza accorgervene, la macchina fotografica per un meraviglioso, impalpabile, click! Poi continuerete a scambiare sorrisi, saluti, a osservare qualcosa o qualcuno che il destino e la vostra scelta, avranno voluto farvi incontrare e conoscere. Non occorre, e peraltro non si può, riportare tutto a casa. Non serve fotografare tutto e per forza. Bisogna certamente ottimizzare tempi, idee, pensieri, concentrazione e fatica per portar a casa il miglior risultato… senza ansia, senza paure di sbagliare, senza timore di tornare a casa a secco di fotografie e soprattutto ricordandosi che la miglior foto è quella che non è stata impressionata nel vostro sensore, ma all’interno della vostra anima. Voi l’avete vista e l’avete scattata solo per voi stessi… Quello è il momento in cui è stata già inserita nell’album dei vostri ricordi più intimi, quelli che contano di più e che rendono unici.
Partecipate i luoghi e gli incontri, non siate distaccati e superbi, entrate in punta dei piedi, chiedete il permesso, e siate disponibili al sorriso e allo scambio di qualche parola con i vostri interlocutori, sempre. Fermatevi in un luogo, lasciate scorrere il tempo fino a essere accettati, poco a poco sarete sempre meno visibili, iniziate a scattare seriamente solo quando siete stati accettati e ritenuti parte dell’arredo urbano.
Infine ci sarà anche il momento del confronto con i compagni di viaggio, gli “oh” di meraviglia, “caspita, questa non l’avevo vista!”, “che luce!”, “che bella, vorrei averla fatta io!” o “complimenti questa è proprio splendida e di questa che te ne pare…!”, “perché in questa non hai aspettato un attimo in più.. se ti mettevi un po’ più in là… forse così è meglio…”, splendide discussioni! S’impara dagli errori, si è orgogliosi dei complimenti, si scherza, si ride.
E poi… viene il ritorno! Ma non è finita ci sono le immagini da sviluppare e da condividere, mostre da organizzare e… ricordi da sognare! Esperienze che ci cambiano…

Vi abbiamo convinto?

Se è così, allora buon viaggio a tutti!