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Re:Fotografia: a che punto siamo? (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Re:Fotografia: a che punto siamo?
#8630
simone.sapienza (Utente)
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Sesso: Maschio La mia passione: la fotografia Ubicazione: Siracusa Compleanno: 1990-09-22
Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 0  
Caristofane ha espresso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, la seguente opinione:
QUOTE:

La prima cosa che vi chiedo dunque di chiarire, anche con qualche esempio pratico, è l'idea di progetto, onde non spaventare nessuno.


Per me è un qualcosa che può assumere svariate dimensioni. Per progetto non si intende per forza qualcosa a lungo termine. Il tempo è una modalità entro cui il progetto si sviluppa, perchè permette di essere assimilato meglio e spesso cambiare in corso d'opera.

Ivo Saglietti, conosciuto in mostra al RFF13, nonchè World Press negli anni passati, ha sempre avuto a che fare con reportage dalla durata pluriennale, in media 5-6 anni.

Oppure, per fare un esempio più recente, il grandissimo lavoro "Sochi Project" del fotografo Rob Hornstra e l’autore/documentarista Arnold van Bruggen, ben 5 anni di progetto d'inchiesta sulla cittadina tanto discussa adesso, ma su cui hanno lavorato tutto questo tempo: "inchiesta multimediale molto articolata, divisa in otto capitoli e fatta di testi, reportage fotografici, filmati, grafici, statistiche, riferimenti ipertestuali, ecc."

Oppure un progetto come quello di Melanie Friend che indaga sulla seduzione della guerra nella cultura britannica, riprendendo la Sontag. (sul sito c'è solo il primo capitolo)

Mark Power segue le costruzioni di Boeing e Stadi dall'inizio alla fine e ne fa un capolavoro poetico di paesaggio industriale.

..ci sono poi progetti a breve scadenza, ma che si poggiano su idee ben chiare in testa. Pensiamo agli scontri di Kiev: anzichè fare i copia-incolla fotogiornalistici... cosa si può fare per testimoniare sempre live la protesta? Anastasia Taylor Lind fa dei ritratti in medio formato in uno studio pop-up, mentre Donald Weber fa degli still life per strada a tutte le bottiglie di birra utilizzate come molotov.

Alcuni dei tanti esempi di progetti. Ma un qualsiasi lavoro di fotografia documentaria (la parola reportage è SCADUTA) si poggia su un progetto, che non è altro che idee. Poi di come tali idee hanno bisogno di essere sviluppate... altro paio di maniche.

[quote]La seconda è in che termini lo sviluppo di uno stile personale possa essere un limite.[\quote]

Se parliamo solo una lingua - la madrelingua - , siamo limitati. Se ne parliamo due, tre, e cosi via, saremo in grado di esprimerci in diversi contesti e diversi relativi argomenti.
Lo stile personale diventa un non-limite in quei casi in cui esso diventa punto di riferimento o ci poggi su tutta la tua gloriosa carriera.


QUOTE:
Infine occorre capire a che scopo usiamo la fotografia, qual è il suo fine, a che serve, qual è (se c'è) la sua utilità e nel caso in cui la produciamo, che ci vogliamo fare, una volta prodotta? (Noi fotoamatori intendo). Da questo potrebbe derivare, io credo molto della sua utilità o inutilità.
Perché una cosa è produrre per il mercato dell'arte e un'altra è, per esempio, voler ricordare, fra vent'anni, come eravamo.
Prendetevi tempo e rispondete con calma, ma soprattutto con semplicità espositiva, perché tutti possano capire, come se lo doveste spiegare a un bambino di sei anni.
Leggendovi, ripensando soprattutto quanto Alberto (e qualcun altro) ha postato negli ultimi mesi (anni?) mi è venuta un'idea. Se la direzione ACAF fosse d'accordo, potremmo promuovere la diffusione e lo scambio delle discussioni più interessanti apparse su questo forum presso altri forum a livello nazionale, altri fotoclub, il sito della FIAF (sarà fondamentale l'aiuto di Pippo, Cosimo, Salvo, Daniele e altri ancora).
Tutto questo al fine di allargare ulteriormente i nostri scambi, che altrimenti finiscono per essere a tre o al massimo a quattro, e per uscire dal chiuso delle nostre quattro mura virtuali.
Anche perché alcuni dei suddetti lavori meritano di essere diffusi da noi prima di essere abusivamente piratati e spacciati in altre sedi.


E' una domanda a cui ognuna da la sua risposta. Il "noi fotoamatori" dice tutto e nulla. Se fotoamatore è colui che non vive economicamente di fotografia, all'interno di questa categoria ci trovi chi scatta per passione e vive sui falsi allori di una piccola cerchia, chi scatta per passione e vuole migliorare sempre (qual è il bello della vita se non quello di voler imparare sempre?! si cresce dalle critiche - invece se si accenna alla parola 'progetto' quasi pare che si stufa la gente), chi scatta sperando di poter diventare un professionista (con ciò che gli piace, non con i pre-diciottesimi e markette varie), etcetcetc.
Naturalmente i corsisti, dovrebbero stare per il momento lontani da questa lezione se magari stanno ancora imparando il mezzo. Ma credo che comunque sia una discussione meno legata alla fotografia, e piu a qualcosa di sociale, che poi trattiamo attraverso il tema fotografico. E' carattere personale.
 
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#8634
Caristofane (Utente)
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Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 2  
A proposito di progetto.

Come posso chiarire il mio pensiero?

Inizio da questa tua frase di chiusura, che così bene ricapitola il tuo pensiero:

" Cerco conforto nelle idee, nella ricerca (formazione) di una poetica personale, in un sapermi guardare dentro e capire prima me stesso e poi il soggetto che scelgo. Avere un concetto, un'idea e crearci un progetto.  Che ci posso fare è una deformazione congenita…  Senza questi ingredienti, mi diverto, ma diverto e basta … Io cerco di più! Non so se lo troverò mai, ma lo cerco con tutto me stesso!"

Pur essendo anch'io sostenitore del progetto (me lo hai insegnato tu!), penso che esso mi dà, è vero, certezza di contenuti e sicurezza di un discorso ben organizzato e coerente, però alla fine ciò che conta sono le immagini e nella costruzione della singola immagine occorre intuizione oltre che preparazione. Purtroppo quest'ultima è difficile da apprendere se non la si ha, almeno in parte, congenitamente. Si può migliorare con l'allenamento, ma non creare dove non c'è. Allora si tende a imitare, inconsciamente, le immagini già viste, a sostituire l'imitazione con l'invenzione. Questo è quello che spesso accade al fotoamatore.
Non ricordo più dove ho letto questa storia, ma ricordo di un professore di fotografia che diceva ai sui allievi: "studiate tutte le immagini dei grandi fotografi, guardate bene nel mirino della vostra macchina e, se l'immagine che vedete è simile ad una già vista, non scattate!"
Un grande insegnamento!

Se il progetto mi aiuta a riconoscere le giuste immagini per il mio lavoro, a concentrarmi sull'argomento, a non divagare, non mi aiuta ad esprimere la singola immagine. Per questo mi occorre una tecnica, uno stile (molti?), una poetica, ma soprattutto una capacità di cogliere in un momento un insieme di elementi e organizzarli in un'immagine.
Non so se riesco a spiegarmi, Cartier-Bresson lo diceva meglio di me: "Per me la fotografia consiste nel riconoscimento immediato, in una frazione di secondo, del significato di un evento e di una precisa organizzazione di forme che danno all'evento la sua migliore espressione."
Ecco, spesso osservando un'immagine composta è facile riconoscere quando gli elementi sono tutti al posto giusto, più difficile, e molto, è saper riconoscere e anticipare l'evento nel mondo reale, occorre intuizione e colpo d'occhio. Spesso si tende a ripetere quanto già visto, piuttosto che creare immagini nuove, immagini che abbiano un senso, magari complesso, con le dovute assonanze, i richiami, le citazioni, la storia, i simboli, ecc. È nell'istante dello scatto che si fa o no la fotografia. E non intendo solo la fotografia bressoniana dell'istante decisivo. Un progetto di foto deboli non sarebbe significativo.

Tanto per tenermi sugli autori da voi citati, McCurry si è sempre mosso per progetti, eppure, dice Simone, le sue immagini sono prive di contenuto. Ritengo si riferisca al McCurry di oggi, quello avanti con l'età e una consolidata fama alle spalle, che ha perso l'uso della mano destra a seguito di un incidente e non potrà più avventurarsi nelle montagne dell'Afganistan o negli acquitrini putridi delle regioni monsoniche a seguire i suoi spericolatissimi progetti, ma che penso ancora per progetti proceda, se può, non fosse altro che lavora prevalentemente per assegnato. Però ha una tecnica ed uno stile consolidati, ai quali si appoggia per mantenere un nome e... uno stipendio. Per cui tende a imitare se stesso. (Eppure che splendida tecnica, che magnifica conoscenza della luce, anche quando la pellicola non ti permetteva di controllare i risultati, se non al ritorno, alla fine dell'assegnato).

Passiamo ora ad Alex Webb, street photographer e seguace del caso per definizione (come Scianna e tanti altri, d'altronde). Eppure le sue immagini, magari non tutte, sono così piene di storie convergenti, di un prima e di un dopo, come direbbe Wenders, di storie aperte, che ti fanno pensare e immaginare un seguito. E la sua capacità più che da un progetto dipende da una sensibilità interiore, da una capacità di organizzare istantaneamente il reale in un insieme significativo.

Ecco il quid che secondo me occorre aggiungere al progetto. In parte innato, in parte migliorabile cin l'esercizio. Ecco perché credo che il progetto da solo possa non essere sufficiente.

E veniamo a te, Alberto.
Come ho già avuto modo di dirti il tuo punto forte è, a mio parere, proprio la capacità di progettare, unita a una visione fortemente personale e originale dovuta ad una buona intuizione. Proprio per questo replicare gli altri ti dà così fastidio. Proprio per questo i tuoi portafolii sono così organici. Però, la tua mi sembra tanto una fotografia del tipo mirror, introspettiva, lo dici tu stesso: ...capire prima me stesso e poi il soggetto che scelgo... E fin qui tutto bene, ma, come tale, probabilmente poco affine alla fotografia di viaggio o più in generale descrittiva.
Mia personale opinione, ovviamente, ma forse è per questo che sei rimasto tanto deluso dai viaggi fotografici.
E forse in questo consiste il tuo personalissimo stile.
Ci sono andato vicino?

Stay tuning!

Emanuele

PS. @ Simone. Molto interessante quanto scrivi.
 
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Ultima Modifica: 2014/03/15 19:51 Da Caristofane.
 
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Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni.
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#8637
alb.o (Utente)
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Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 2  
Emanuele mi permetto di dissentire categoricamente da quasi tutto… Non me ne vorrai! Ti faccio notare che stiamo oltretutto derivando verso il "fuori tema".

Tu scrivi: "penso che esso mi dà, è vero, certezza di contenuti e sicurezza di un discorso ben organizzato e coerente, però alla fine ciò che conta sono le immagini e nella costruzione della singola immagine occorre intuizione oltre che preparazione".

Il risultato di un lavoro a progetto è comunque composto di singole immagini… quindi su questo punto non ti seguo.

Inoltre aggiungi: "Se il progetto mi aiuta a riconoscere le giuste immagini per il mio lavoro, a concentrarmi sull'argomento, a non divagare, non mi aiuta ad esprimere la singola immagine".

Questo sulla base di cosa lo pensi? Per me non è affatto così. I due aspetti, non dipendono assolutamente l'uno dall'altro.
Per fotografare devi sapere fotografare. Per fotografare a progetto devi sapere fotografare lo stesso. Il risultato finale è una fotografia singola nel primo caso, una serie di fotografie a "tema" (scusate la banale semplificazione) nel secondo.

Quando dici: "credo che il progetto da solo possa non essere sufficiente" non capisco a cosa dovrebbe essere sufficiente.

Fotografare con un progetto, è un modo di conoscere la realtà e raccontarla. E' un modo! E' quello che più mi si addice e più mi soddisfa.
E' difficile? Si forse, ma solo se non si conosce (almeno) un metodo e soprattutto se non si è mai provato a metterlo in pratica.
Oltrettutto la stragrande maggioranza dei libri fotografici sono frutto di un progetto. Non mi pare abbiano nulla di meno ai libri tipo "antologici", di raccolte di fotografie sfuse e celebrative di un intera carriera, o tantomeno di cataloghi di mostre di varia natura. Anzi… sarà un caso, e non lo è, ma tra le due tipologie, preferisco ancora una volta quelle che parlano di qualcosa di concreto.

La discussione è molto lunga ed articolata (non complessa). Anni fa avevo già iniziato a scrivere qualcosa. Oggi sto concludendo uno sforzo che spero più avanti - quando finito - possa essere di aiuto a chi interessato! Spero solo di trovare sede opportuna per riaprire l'argomento. Lasciami però evitare di scrivere a spizzichi e bocconi, perché non aiuta e confonde solo di più.

Emanuele, come sempre nelle cose, basta provare! Vediamo quando proverai tu! Ne riparliamo più avanti! Ma sono sicuro, ti piacerà moltissimo!



Saluti

PS Alex Webb foto aperta? mmm, nutro forti dubbi, anche se a me piace moltissimo!
 
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Ultima Modifica: 2014/03/17 00:25 Da alb.o.
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#8638
cosimodiguardo (Utente)
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Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 1  
Cari amici vi seguo da qualche tempo “non da solo” su questo interessantissimo dibattito … il tema che ponete è da qualche tempo sotto la lente di ingrandimento della dirigenza acaf, non è stato un caso, la presenza a settembre di Enzo Carli in Città la collaborazione culturale con l’acaf non si limiterà solo a quella serata, presto ci saranno delle novità, sono passati pochi mesi e come sapete, arriverà Mario Cresci e con lui si aprirà un dibattito con il contributo di Esponenti della cultura fotografica come: Carmelo Bongiorno, Carmelo Nicosia, Alfio Garozzo, e dal nostro Pippo Pappalardo.
Le domande che da qualche tempo ci poniamo non avranno facili risposte, perché la fotografia non è una “scienza matematica”, non credo ci siano ricette precise né tantomeno si potrà affermare che documentare un evento e basta sia meno importante una propria interpretazione, l’istinto avvolte si soprappone al progetto e viceversa, seguire percorsi e stili è negativo? Oppure un arricchimento? Sellerio in Sicilia diede un impulso non indifferente, Ferdinando Scianna, Peppino Leone, Melo Minella, sono criticabili? Bisogna stare fermi? No…! La fotografia da lungo tempo è ricerca così come sperimentazione, l’unica necessità è avere un linguaggio che arrivi al pubblico, ma soprattutto che colmi la sete dell’autore.
E non finisce qui…!
 
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#8640
Caristofane (Utente)
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Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 2  
@Alberto
scusa ma continuo a scrivere dal telefonino e probabilmente non riesco ad essere molto chiaro.
Nella lunghezza del discorso mi perdo.
Volevo solo dire che occorrono sia progetto che capacità fotografica (sia tecnica che istintuale).
Sono necessarie entrambe, come, del resto, anche tu dici. Per non dare l'impressione basti lavorare a progetto per risolvere tutto.
Il progetto è importante, ma al momento preciso di prendere l'immagine occorre anche altro: la tecnica, uno (o molti) stile e un po' d'istinto. Tutto qui.
Il motivo della precisazione era legato al tema di partenza. Ossia le devianze della fotografia oggi, focalizzate spesso ad una pura esibizione di diversità formale, ad una esibizione di stili talora vuoti di contenuto. Mi fermo qui perché temo di ingarbugliare di nuovo la matassa.

Non te ne voglio affatto, ci mancherebbe.
Si discute e ognuno esprime il suo pensiero, può capitare di non essere d'accordo o di non capirsi. E allora? Non è nulla rispetto a quanto si impara e si è costretti a riflettere. A me aiuta a focalizzare i pensieri, a riconsiderare paeudocertezze o cambiare radicalmente idea, se del caso. Mi aiuta e mi stimola a cercare e studiare cose nuove. Mi diverte, insomma.
Pura evasione mentale.

Si, hai ragione, mi sono fatto prendere la mano e sono andato fuori tema.
Torniamo a "dove va oggi la fotografia".

Provo a rifare il punto.
1. Oggi fotografare, grazie agli automatismi, è tecnicamente più facile.
2. Il fotoamatore salta così la tecnica e passa a concentrarsi su composizione, stile, concetto.
3. Ad un certo punto si accorge che la tecnica gli è necessaria, come anche la capacità di "sbagliare", di uscire dal sentiero tracciato dall'automatismo.
4. Va ancora avanti e scopre che se vuole portare avanti un discorso organizzato gli occorre un progetto.
5. A volte tutto ciò può non essere sufficiente sul campo in quanto occorre un quid,che io ho voluto chiamare istinto, ma forse non è corretto che permette di eseguire fotografie che siano insieme attinenti al progetto, tecnicamente e stilisticamente corrette, formalmente ben organizzate per esprimere l'idea.
Meglio non lo so dire, mi dispiace. Correggimi se non ti trovi d'accordo.

Colgo l'occasione per ringraziare ancora Pippo per lo splendido libro di storia della fotografia che mi ha consigliato, sto trovando molti spunti e molte riflessioni attinenti anche a questo argomento.

@ Cosimo
so bene che ti sta a cuore il problema da un po' e che l'ACAF tutta si muove in questa direzione di studio. Per questo ho voluto avviare il discorso anche sul forum. Per avere un dibattito, per avere consigli, suggerimenti, idee, stimoli, sproni e scambi culturali.

Un affettuoso saluto a entrambi.

Emanuele
 
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Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 2  
Figurati… scrivere così dal telefonino? Accidenti, complimenti!

Adesso mi trovi d'accordo. A meno del punto 2, da dove decisamente eliminerei "concetto" (troppa grazia) che sposterei al punto 4, riformulandolo, più o meno così.

4. Va ancora avanti e scopre che se vuole portare avanti un discorso organizzato gli occorre un progetto, necessario a sviluppare un concetto che spesso scaturisce a sua volta da un'idea.

@Cosimo ed Emanuele… Io non lo sapevo! Mi fa piacere saperlo!
 
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