Pippo Beccaccini ci ha presentato ieri una serata molto Noir (brrrr)
Memore dei suoi ricordi di gioventù e degli esperimenti con pellicola fotomeccanica e forse un po’ anche delle stampe di Giacomelli e delle rayografie di Man Ray, Pippo ha sperimentato un po’ con Photoshop… et voilà un bel bianco e nero contrastatissimo, anzi un Nero e Bianco, come sottolinea giustamente lui!
Ricomincio da principio per essere più chiaro.
Il Cosa: i soggetti presentati esclusivamente a stampa (no proiezione) da Pippo erano di vario tipo, ma per lo più paesaggi e nature morte, qualche street, pochissime presenze umane, per lo più evanescenti, ma il soggetto era solo una formalità, non era molto importante in questo caso.
Il Come: come dicevo stampe, stampe nerissime, con altissimi contrasti e bianchi puri. Frutto di un lavoro di ricerca estetica e formale, effettuato in maniera sistematica con vari passaggi in Photoshop. Come egli stesso racconta molte sono state le immagini che ha provato a convertire, pochi i risultati esteticamente validi. Questo lavoro di ricerca ha rappresentato senz’atro una buona esperienza didattica per l’autore stesso, il contrasto assoluto di nero e di bianco mette in evidenza, ove presenti e significativi, i grafismi delle forme, astraendo il reale non solo dal colore, ma anche dai passaggi tonali. Il risultato potrebbe essere un’astrazione assoluta, ma la mente birichina ne interpreta ancora i contenuti, trasfigurandoli però in una realtà altra che non può essere veramente reale. E’ forse questo ad attrarci tanto? La sua distanza dal reale? O piuttosto, come sosteneva qualcuno, la difficoltà di raggiungere il risultato (la vecchia manualità dell’artigiano- artista), ci rende lo stesso più prezioso? La ricerca di un linguaggio diverso può essere un arricchimento per l’autore e per lo spettatore? Il riconoscere la realtà trasfigurata la rende più esaltante? Ci fa notare cose che altrimenti non avremmo notato o è solo un gioco estetico? Io ritengo che la realtà vada interpretata secondo la propria sensibilità e secondo il messaggio che si vuole trasmettere allo spettatore, avere molte possibilità, avere la capacità tecnica di interpretarla o di prefigurarla in modi diversi, ci può aiutare ad esprimerci meglio. Per questo motivo ritengo la sperimentazione di Pippo molto utile per noi osservatori, ma ancor di più per lui sperimentatore che ha potuto constatare nella pratica i risultati confrontando l’originale con il risultato dell’eaborazione e per questo vi invito tutti a ripetere questo esperimento e ad inventarne altri, fino a diventare più padroni e più coscienti delle infinite capacità espressive ed interpretative del nostro mezzo.
Il Perché: in questo caso il gusto della sperimentazione e la ricerca estetica sembrano aver spinto Pippo nel suo cammino di ricerca (oltre un paio di litri di inchiostro nero da consumare, come ci ricordava lui stesso). E mi veniva alla mente Mulas, ma non vorrei dire eresie perché del famoso libro ho letto solo recensioni, ma forse un altro grande Pippo saprà illuminarci (forse possiede persino una copia del famoso libro!). Fatto sta che la sua ricerca ci ha permesso di confrontarci con un nuovo stile espressivo, anzi, un vecchio stile espressivo che per noi era lontano, sopito e perciò ci torna nuovo. Certo è che la visione di quelle immagini mi ha spinto ad andare a rivedere le fotografie di Giacomelli, forse a comprenderle un po’ di più. Così ripenso a quei paesaggi … e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente… non so’ dirvi perché tutto questo nero mi fa tornare alla mente il Leopardi, ma certo più per l’atmosfera del sogno che per il richiamo alla morte, anche se trovo tanta tristezza e melanconia nelle foto di Giacomelli…
Una serata senza proiezioni, dicevo, solo stampe, una breve presentazione dell’Autore e poi… e già, e poi? E poi bisogna parlare, per giunta in assenza di Pippo Pappalardo… come fare? che dire? Fortunatamente anche stavolta, sciolto il ghiaccio, si sono sciolte anche le lingue e ne sono scaturite discussioni interessanti, forse anche pensieri nuovi, nuove aperture, e una mente aperta può andare lontano, forse … “Un frizzante quanto impetuoso vento di primavera sta turbando o, forse, spazzando le menti di giovani e ringiovaniti acaffini.”… Chissà…
Una buona strada per la crescita e per la maturazione mi sembra sia stata intrapresa, evviva il Nero ed il Bianco, lunga vita alla stampa! Posso dire evviva l’ACAF? O è troppo autocelebrativo? L’importante è che ci siamo divertiti, poi ieri sera sono tornato a casa con una mente lucida e sveglia… è oggi che sono completamente rincoglionito (si può scrivere rincoglionito? Beh, ormai l’ho scritto!)
Buona luce a tutti (e buoni neri…)
Emanuele
PS. Probabilmente, anzi sicuramente, ho tralasciato qualcosa, ogni intervento sarà il benvenuto.
|