Vogliamo ancora ringraziare tutti i presenti ieri sera che hanno gremito la nostra sede, sfidando anche il temporale, e che con garbo e simpatia, hanno fatto sì che la serata si svolgesse nel migliore dei modi!!, grazie ancora a chi ha partecipato, mettendosi in gioco ancora un avolta, grazie ai nostri lettori che con pazienza , competenza hanno commentato tutte e 58 foto partecipanti!!! vi diamo appuntamento al nostro prossimo contest!!
ed ecco le motivazioni del nostro grande, unico e insostituibile Pippo Pappalardo, e sottolineo
INSOSTITUIBILE facendo riferimento a quanto scritto dopo l'asterisco!!!!
La Giuria ha compiuto il suo lavoro, seguendo la sperimentazione di una nuova
metodologia di lavoro; l’esperimento è riuscito, è perfezionabile e, nel tempo, si potrà solo
migliorare.
La cronaca ci racconta della presenza dei soci come pure della presenza di frequentatori
del sito (cosa che ci lusinga) spesso, se concorrenti, accompagnati da amici e familiari.
Numerosi i partecipanti che hanno modulato il tema allargando i confini del “tavolino” e
lambendo le superfici di tavole da pranzo, da gioco, tinelli, ristoranti, banconi, “buffette et
similia”.
I punti di ripresa sono stati i più vari ma i maggiormente privilegiati sono stati quelli insoliti.
Le immagini erano equamente divise fra b/n e colore e, preferibilmente, si è accordata
fiducia a “tavolini” utilizzati e popolati. Qualche tentativo di proporre una fotografia più
concettuale c’è stato, ma tutte erano riconducili a schemi figurativi e, globalmente, le
fotografie avevano pochi errori riconducibili solo a zone d’ombre non risolte, difetti
espositivi, newtoniane stabilità imprecise.
La ricerca di una originalità peculiare si è risolta nell’attenzione al colore, all’insolito, al
ritmo visivo, allo “scorcio incorniciato”, e, in quasi tutte, a una inseguita eleganza spesso
risolta nell’incipit di un racconto, di un riflesso, di un’ombra.
Il tema, invero, non concedeva voli di fantasia e spingeva verso la narrazione o verso il
documento, relegando “il tavolino” a mero comprimario.
Comunque, ritengo di scrivere al “positivo” l’esperienza.
A) E’ stata premiata l’immagine di Luisa Trovato: uno scatto ben confezionato,
scegliendo con sapienza il luogo, l’angolo di ripresa, il rapporto tra la donna, l’architettura
circostante e il tavolino di uno storico bar, quello di Costarelli della riconoscibilissima
Acireale.
La realizzazione in verticale ha sottolineato l’eleganza della composizione, accentuata
dallo sviluppo architettonico della chiesa, dall’abito della donna ritratta e dall’inclinazione
del suo cappello. Perfetta la ripresa della brioche e della granita con panna, che ha
completato con un richiamo alla gola l’apprezzamento per l’abbigliamento della signora.
Il bianco del cielo si rapportava assai bene con bianco del tavolino e con lo schienale della
poltroncina, così come con il bianco della panna e con il luccicore del cucchiaino.
A confonderci le idee ci stavano pure il giochi dei disegni sull’abito femminile.
Atmosfera silenziosa ma non statica, (vedasi il cucchiaino). Linee geometriche
rispettosissime. Bene tutto, anche troppo. Ma va bene così.
E’ sicuramente indizio di consapevolezza fotografica l’accostarsi alle grammatiche del
genere fashion, food, glamour, o promozione turistica: ricordiamoci, infatti, che in questi
generi di fotografia lavorano pur sempre giganti dello scatto.
Ma, proprio per questo, rimane l’idea di un’immagine un tantinello “leccata”, forse perché a
lungo assai ben studiata. Comunque complimenti ancora e sempre.
Assolutamente non leccata la seconda immagine che la Giuria ha premiato, ovvero
“Tavolo Complice” di Salvo Canuti.
Non leccata perché un’istantanea, perché a colori, perché leggermente instabile (almeno
in proiezione) perché disinvoltamente composta in due sezioni del fotogramma; la prima
“caliende”, raccogliendo il bacio di due giovani; la seconda, interlocutoria e teatrale,
sottolineata dall’ingresso buio del bar.
Ma il tavolino è lì, complice, pronto a raccogliere il momento di pausa, di relax, di
passione; lo aiuta la sedia sovraccarica di accessori. E lì c’è la vita, la dichiarazione di
affetti, la presenza umana. Accanto, invece le domande e le labbra staranno al buio.
Semplicità di approccio ed istantanea reazione a quanto intravisto, sono i pregi maggiori di
questo scatto che avvalora la fotografia come deposito di senso e come tempo sospeso.
***
Mi piace aggiungere qualche parola per le altre due immagini giunte al vaglio finale
La prima è di Mary Indelicato laddove, di là della presenza dei tavolini da bar,
apprezziamo l’organizzazione visiva dei medesimi, allorché incontrano le geometrie della
piazza e quela delle vecchie e nuove architetture.
Quest’organizzazione, peraltro, è risolta da un punto di vista alto che le consente un
preziosismo pittorico compositivo degno di Alex Webb
La seconda è ancora di Salvo Canuti:, anche qui una ripresa dall’alto e un omaggio a
Cartier Bresson (v. post precedenti) e, soprattutto, una scelta degli elementi compositivi, e
delle cromie che tanto mi fa pensare al gesto essenziale di quando si sta davanti ad un
tavolino da bar e cioè “Mangiare”. Una foto che ha, secondo me, il profumo della
colazione.
L’immagine di Gianfranco Giardina “Una coppa sul tavolino” è l’immagine che ho
resuscitato dal Limbo dell’eliminazione, approfittando di questa facoltà concessami dagli
organizzatori.
“Dapprima ho visto un edificio ed era solo la struttura materiale di un tavolino visto dal
basso (ferro, viti, colori);
poi ho riconosciuto un tavolino con la sua funzione, il suo uso strumentale, il suo contesto;
poi ho letto il titolo, ed ho sorriso anch’io scoprendo una coppa virtuale, irreale, sognante,
fantastica all’interno della composizione assai ben organizzata dentro il quadruccio.
Non si fosse abbassato fino a terra non avrei visto niente.
Ed invece, ora, lo ringrazio per averci donato questa semplice, nuova, originale,
assolutamente fotografica, intuizione
(Pippo Pappalardo) *
*che desidera passare la mano
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