A Piscaria
Questo reportage fotografico sulla pescheria di Catania nasce dalla voglia di cercare dei nuovi punti di osservazione di quello che non si può definire solo come un mercato del pesce, ma piuttosto come un teatrino, per certi versi spettacolo folkloristico che non smette mai di affascinare i turisti e che quotidianamente si rinnova.
Ispirato dalle atmosfere descritte da Patrick Süskind nel suo best seller Profumo, ho cercato quei colori, quegli odori, che si scoprono esser forti, contrastanti, di quelli che ti restano su per la narice e che ti porti dietro sulla pelle. La voglia era quella d’immortalare questi momenti, queste sensazioni che fanno parte del dna di ogni catanese. Pochi sguardi e molte mani, a mio avviso le protagoniste di questo spettacolo: mani insanguinate, mani che toccano denaro, mani che fan cose di cui altre mani si scandalizzerebbero. Sono le mani dei pescatori, che in un andirivieni quotidiano dedicano la loro vita al mare e alle sue creature che dona a noi da millenni.
Colpito dalla crudezza dello scenario e come avvolto dal sangue che sembrava coprire qualsiasi cosa, compreso me, ho cercato di cogliere l’essenza del gesto, dell’atto. In questo contesto lo stupore nasce dalla scoperta dell’antico consueto, delle abitudini che hanno fatto parte del vissuto storico della nostra società, ma che in epoca moderna sono rare, quasi preziose perché in estinzione. E’ da questa prospettiva che lo spettacolo folkloristico acquisisce un’accezione più profonda: ci testimonia di un rapporto tra l’uomo e i frutti della natura non mediato da cellofan e polistirolo, ma che affonda nel sangue e nelle interiora.
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