ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

 
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Re:Sassolini ............ (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Re:Sassolini ............
#8940
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Sassolini ............ 9 Anni, 9 Mesi fa Karma: 9  
Sassolini….
a.)

Mi mancano gli appuntamenti settimanali; non riesco a consolarmi per tale mancanza neppur correndo da un Festival all’altro, o sfogliando quel libro, o frugando quel particolare sito.
Ritorno, allora, col pensiero alle tante cose che egregiamente sono state preparate, convocate e predisposte per i nostri incontri settimanali; ne gusto, col senno di poi, la qualità e l’opportunità, ma ne annoto qualche disagio.

A cosa mi riferisco? Vengo e mi spiego.

Io sono uno che, come voi, apprezza la fotografia e vuole capire il segno ivi formulato e il significato ivi esposto e comunicato; pertanto, desidero migliorare nell’acquisizione di quegli elementi idonei per crescere in tale apprezzamento.
In tal senso non ho trovato idoneo il ricorso - scontato o, peggio, doveroso - all’audiovisivo, in tante circostanze formulato e predisposto ad hoc per apprezzare la capacità fotografica dei nostri valorosi soci e la bontà delle loro rappresentazioni.

Confesso che, dopo un mio primitivo e lontano invaghimento per il cd. diaporama (quello che mirava al recupero spettacolare della fotografia e della sequenza fotografica), successivamente mi sono convinto (sempre pronto, però, a ricredermi) che le risorse dell’audiovisivo siano limitate – per quanto non del tutto completamente esplorate – e condizionate dal suo caratttere didattico e dalla sua natura didascalica.
In questa circostanza non voglio intrattenervi su tale aspetto, né criticare i nostri magnifici soci protagonisti di tale pratica, quanto rilevare che il ricorso al montaggio delle fotografie verso un itinerario audiovisivo, a mio avviso e sempre a mio sommesso parere,

-non rende giustizia della conoscenza del singolo operatore fotografico, del suo comportamento, gesto e risultato,
-non consente un materiale e concreto approccio col suo oggetto fotografico,
-distrae da un sistematico e articolato giudizio estetico,
-spinge verso una mera curiosità, di tipo turistico o, paradossalmente, esistenziale,
va verso una suggestione - in parte sapientemente prediposta dal regista, dal montatore, dalla felice scelta di un sonoro adeguato quanto accattivante -, ma non espressamente prevista dal fotografo.

Nell’audiovisivo, inoltre, io leggo le fotografie:

- In un tempo limitato e costretto,
- In un taglio imposto, se non proprio strumentale,
- In un contesto dove l’immagine, ancor quando felicemente, dialoga ineluttabilmente con un’altra; e mai con se stessa o col sottoscritto,
- In un doveroso, quanto solitario, silenzio,
- al buio,
- in un’innaturale luminosità del supporto-schermo, con conseguente grana e smarginamento,
- scolasticamente seduto.

Invero, si può fare di meglio; ed ho, infatti, apprezzato le volte in cui, specialmente nei lavori collettivi, le fotografie sono state presentate, raccolte dentro schede autonome, personalizzate, talvolta non collegate con l’audiovisivo, proposte in silenzio e senza abbellimenti di sorta.

Intendiamoci: non ho niente contro le serate condite con l’audiovisivo.
Sto solo rammaricandomi, con me stesso, perché incapace di formulare un giudizio fotografico in così poco tempo e in tanta, personale distrazione emotiva.
Di conseguenza, cerco aiuto.
 
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Ultima Modifica: 2014/07/07 16:31 Da PipPap.
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#8942
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Re:Sassolini ............ 9 Anni, 9 Mesi fa Karma: 9  
Sassolini …….
b.)

Anche quest’estate i miei stanchi piedi e, ancor più, i miei stanchi occhi, non si confronteranno con i terrritori e le genti lontane, laddove, pare, sia più immediato il fotografare e più felice il risultato fotografico.
Continuerò, pertanto, a “riconoscere” il solito tramonto dalla mia terrazza e “ammaccherò” pigramente qualche basola lavica del mio già “ammaccato” marciapiede.
In compenso, so già, che voi tutti state percorrendo con soddisfazione meridiani e paralleli, con l’intento di provare esperienze diverse, nuovi cieli e nuove emozioni; magari per raccontarle nei martedì che verranno, per scambiarle, per condividerle, o per semplicemente dire “ero lì”.
V’invidio. E, nel contempo, vi prego con forza di insistere in tale doveroso atteggiamento: “non ci sono luoghi di partenza, né di arrivo, forse neanche un itinerario, c’è solo il cammino” ricordavano i pellegrini di un tempo.

Poi ci sono i nostri martedì, spesso dedicati alla “fotografia di viaggio, di esplorazione, di avventura, di scoperta”.
E, grazie alle vostre esperienze, anche un pigro invalido neuromotuleso come il sottoscritto in qualche modo, viaggia: solo grazie ai vostri occhi ha conosciuto gli orizzonti del pianeta, i colori della terra, gli sguardi dei bimbi.

E quest’anno le proposte sono state invero doviziose: Cuba, Turchia, India, Germania, se vogliamo citare le nazioni e non i luoghi; tutte proposte, realizzate e rappresentate attraverso prospettive differenti, e tutte, a loro modo, valide.

Se ricordo bene, però, per capire le differenze di proposta e di prospettiva abbiamo dovuto affrontare talvolta un preliminare esamino che ci riconducesse, tutti, a definire, ancorchè sommariamente, le coordinate temporali e spaziali dell’esperienza medesima.
Tale doveroso atto di ricognizione purtroppo è apparso, talvolta, come “di gente saputella”, quasi lezioso o saccente, degno da colloquio con l’agenzia di viaggio piuttosto che di esperienza fotografica; sembrava quasi di disturbare la gioia vissuta e trascorsa dai nostri viandanti.

NO, non sono d’accordo. Il viaggio è sempre un’avventurosa emozionante scoperta e se non siamo capaci di capire e comunicare l’emozionante avventura di una scoperta (o di una delusione) allora vuol dire che, in effetti, abbiamo riportato solo quello che ci hanno venduto.
Per quanto io sia il primo a riconoscere che le odierne agenzie siano bravissime a metterti sulle tracce di Ulisse, di Dante o di Chatwin, resto convinto che il viaggio, lapalissianamente, inizia quando si parte.
Dove stai andando, dove sei stato? Sono domande importanti.
Recentemente mi è stato risposto: in viaggio di nozze, a divertirmi. E mi sono sembrate delle risposte esattissime: ma le fotografie testimoniavano una noia assoluta e un desiderio di stare a casa. Non sapevano fotografare? Probabile, anzi, lo spero.

Vengo però al punto sul quale desideravo farvi convenire: un territorio, una nazione non sono il frutto di una capricciosa fantasia, nè lo specchio di una più fondata, magari personalissima e dignitosissima, nostra fantasia. Una nazione e il suo territorio sono la risposta alle continue domande che i nostri sensi pongono e che la fotografia in qualche modo riesce a misurare.
Domande che riguardano la terra sotto i piedi e il cielo sopra gli occhi, che riguardano i gesti che raccolgono il mio obiettivo e i pensieri suscitati da tali gesti.

Cuba, allora, ai nostri occhi è un paese libero? E che natura ha questa libertà?
L’islam reclama da parte nostra un maggiore approfondimento, un comune piano d’incontro, o contribuisce, anche lui, ad alzare muri?
La Germania vuole dimenticare o vuole ricordare?
E le donne del mondo come guardano quella giovane donna che le raccoglie dentro un obiettivo?

"Sì, ma siamo arrivati tardi; sì, ma la luce era caduta; sì ma non avevo la focale adatta; sì, ma non era questo che volevo fotografare."
Risposte del c… mi verrebbe da dire. Più onestamente, occorrerebbe riconoscere che si cercava altro, magari il non pensare.

E adessso? Anche il non dibattere?
Dibattere non significa polemizzare: significa, se me lo consentite, fotografare.
Significa porre all’attenzione di chi guarda il nostro punto di vista, la nostra esperienza e confrontarla in tutte le sue sfacccetature, in tutte le sue complessità.
Significa, e forse più semplicemente, esporre il nostro punto di vista (tematico) senza bisogno di vestirlo, o di travestirlo (artisticamente), facendo parlare troppo spesso le cose che abbiamo davanti agli occhi e assai meno le idee che abbiamo in testa.
E non stiamo a preoccuparci se il volume si alza: è nato per alzarsi all'occorrenza.
 
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Ultima Modifica: 2014/07/14 16:43 Da PipPap.
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#8947
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Re:Sassolini ............ 9 Anni, 9 Mesi fa Karma: 9  
Sassolini ……..
c-)

E, poi, giunge il dibattito!
Ma cos’è, o cosa dovrebbe essere, un dibattito?

Ricordo che quando frequentavo i Cineforum del C.U.C., guidati dal volenteroso Giampiero Mughini, il dibattito era il momento in cui smettevamo di “pomiciare” nel buio complice della sala e, obtorto collo, contribuivamo, con la nostra riflessione culturale (?), a capire il senso recondito del film appena visto (?), il suo imprescindibile “messaggio politico”, la sua valenza educativa e civilmente impegnata, e bla, bla, bla.
Era, allora, un fuggi-fuggi, generale, come quello rappresentato da Villaggio, quando, da Fantozzi, subisce l’ennesima visione della Corazzata Potionkin.

Invero, non siamo a tanto.
Innanzitutto perché, come succede tra amici, sappiamo prenderci in giro e sfotterci da soli;
poi, perché intendiamo sempre, e costantemente, ripartire da zero e riprendere sempre l’ultimo filo che abbiamo tessuto.

Ma, riprendiamo l’assunto: cos’è un dibattito.
Ricorro a un dizionario:
dibattito ovvero discussione su un determinato argomento, specialmente politico o culturale, tra i partecipanti a un’assemblea o riunione;
sinonimi: discussione, disputa, tavola rotonda;
e, ancora, più estensivamente: l’atto dell’esaminare, analizzare, considerare, trattare, vagliare.

Su queste definizioni siamo tutti d’accordo: proviamo, allora, a riportarle all’esperienza dei nostri martedì.
In quella circostanza auspichiamo un dibattito quando - a seguito della conoscenza del lavoro fotografico di un socio, di un ospite, di un nuovo libro che viene presentato, di un genere che viene illustrato, di un problema tecnico che viene spiegato, e altro ancora - vogliamo conoscere le reazioni, le impressioni e, più generalmente, i punti di vista dei soci tutti.

La faccenda si complica: non c’è, quindi, solo un desiderio di approfondire ma, preliminarmente, quello di conoscere l’interesse, la curiosità, il gradimento dei presenti.

Troppa carne al fuoco? Forse sì.

Ma, se ci diamo un metodo, ovvero un sistema di approccio ragionato, possiamo trarre un profitto maggiore dai nostri meravigliosi incontri ed evitare di ripeterci o scadere nelle banalità.
Suggerisco (badate, è solo un suggerimento) di riprendere la classica metodologia della lettura strutturale di una fotografia; e, quindi, cercare di capire l’idea che supporta la proposta dell’autore di turno e, conseguentemente, capire il valore, la qualità, l’efficacia del segno adoperato nell’occasione per comunicarcela.

Quindi, abituarsi, umilmente a confrontarsi con le idee e con i segni, con le rappresentazioni e l’espressioni, con le denotazioni e con le connotazioni, con le nostre emozioni e con la volontà, o meno, di condividerle.
Vedere insieme, e insieme ascoltare, diventano, allora, un diletto, anche se il volume cresce e qualche espressione perde il bianconero del “political correct” e diventa, realisticamernte, colorata.
Quindi, tornare a porsi le domande di sempre: COSA? COME? PERCHE’? Sapendo, stavolta, che l’autore, o il gruppo, ci darà risposte vere e, anche quando dubbiose, sempre concrete.
Ovviamente, come in ogni dibattito, il gruppo cresce meglio se conosce le regole: a quelle già accennate, ne suggerisco altre:
- attenti a non sbalordire i presenti, i più giovani, le donne, i più timidi, i più riservati (il sottoscritto si riconosce, in tal senso, cattive condotte e ancor più cattive abitudini);
- a rispettare i gusti, le preferenze, le differenze, la varietà delle idee;
- a capire che il tempo che sacrifichiamo è poco e dobbiamo condividerlo con chi ci aspetta a casa, con il lavoro, con la pizza serale; dobbiamo darci delle priorità;
- a rendere lo spazio sempre efficiente (se non ci si può ascoltare, non si raggiunge nulla).
Solo così, un’apparentemente banale gita sull’Etna puo diventare la base di un incontro formativo: perché siamo andati? e chi? e perché quegli altri non sono venuti? e cosa volevamo fotografare? e cosa abbiamo fotografato? e cosa non abbiamo fotografato? e come l’abbiamo fotografato? e perché l’abbiamo portato tra noi?

Beh, l’avete capito; anche perché, in tal senso ci siamo spesso mossi.

Talvolta, però, ci è sembrato che l’argomento avesse preso un taglio politico di parte, o avesse toccato degli argomenti più delicati.
Niente paura: basta chiarire il proprio punto di vista; non s’intende sopraffare dialetticamente nessuno, né partecipare alla fiera delle vanità o a quella delle “pappalard question’s (tipiche e tradizionali m…. col botto) ”. C'è sempre tempo per ridere.

Ricordare infine che dibattere non è fare polemica laddove ognuno rimane solo con il suo punto di vista, ma dialogare, cioè mutuare il proprio pensiero con l’altrui idea, e uscire dal martedì con un'idea, un pensiero in più.
 
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Ultima Modifica: 2014/07/29 11:43 Da PipPap.
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#8950
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Re:Sassolini ............ 9 Anni, 9 Mesi fa Karma: 0  
Sassolini …a)
Azzeccatissimo il titolo dato a questi interventi dal nostro Pippo…sassolini ,ovvero, piccole pietruzze che,se insinuate in una calzatura danno il tormento anche per effettuare un breve tragitto.
L’unica soluzione è fermarsi,togliere la scarpa, preoccupandosi di non inondare di probabili olezzi gli eventuali compagni di camminata ed “eliminare l’intruso”.
Se invece i sassolini in questione sono quelli gettati in uno stagno vista la dimensione, non provocheranno grandi cerchi e robuste onde ma ,indubbiamente, serviranno a muovere le acque quindi, fuor di metafora ed in entrambi i casi,
utili a scambiare opinioni ,a dialogare.
Quindi benvenuti sassolini.
Confesso,ma è una mia personalissima condizione,che aspettavo con ansia la pausa estiva ,forse perché gli ultimi mesi così ricchi d’impegni (Acaf Foto Incontri,corso ecc.) mi hanno stancato ,ne consegue che… me la sto godendo.
Alcune perplessità sull’audiovisivo mi appaiono condivisibili e nel mio caso accentuate dalle problematiche personale. In alcune circostanze mi risulta difficile una analisi completa del fotogramma ,figurarsi una lettura critica.
Ritengo rappresenti un prodotto interessante che è servito parecchio alla spettacolarizzazione della fotografia coinvolgendo nuove schiere di appassionati,specie giovani,che ne hanno apprezzato la funzione multisensoriale,grazie alla presenza della musica e favoriti nella realizzazione dall’utilizzo della tecnologia digitale, a condizione che non scimmiotti i video-clip o i cortometraggi i margini di miglioramento esistono,anche in questo campo la ricerca è importante ma evitando eccessivi stravolgimenti modaioli..
Distinguerei,aprioristicamente,tra audiovisivi prodotti da un singolo autore e quelli frutto di lavoro di gruppo.
Nella prima ipotesi progetto,esecuzione,selezione degli scatti,sequenza,colonna sonora,tranne poche eccezioni, hanno un'unica matrice ,cosa che non avviene nel caso di proposte realizzate da gruppi.
Mi rendo conto che le perplessità enunciate riguardano la funzione dell’audiovisivo durante i martedì Acaf ,quando siamo ad approfondire ad analizzare a leggere Fotografia.
Allora ritengo che l’iniziativa già sperimentata possa diventare proposta ,nei lavori di gruppo anticipare la visione di un certo numero di immagini di ogni autore ,anche se non presenti nel successivo audiovisivo, può rappresentare un utile compromesso e dare l’opportunità di evidenziare il cosa ,il come ed il perché.
p.s. Nessuna velleità di …essere d’aiuto ,solo modesto contributo di un turiferario.
 
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#8959
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Re:Sassolini ............ 9 Anni, 9 Mesi fa Karma: 9  
Sassolini …….
d-)

Non mi ricordo chi diceva che la vanità se ben nutrita è benigna e porta al bene; al contrario, quando è mal supportata, o mal condotta, finisce male.

La prendo alla lontana per tentare di affrontare, ritornandoci con il ricordo, una sensazione (ripeto, sensazione) vissuta talvolta nei nostri incontri.
E per prenderla meglio, mi adopero quale punto di riferimento: ogni iniziativa, ogni ospite, o conferenza, o seminario dei nostri martedì, trova nel sottoscritto un atteggiamento di gratitudine e di disponibilità all’ascolto e alla visione facilmente ravvisabile nel mio sorriso di ringraziamento; il solo fatto di esserci, per me, va benissimo (è quello spirito ludico spesso richiamato da alcuni di noi), e questo dovrebbe tranquillizzarmi in ogni iniziativa. E’ come se mi avessero invitato a cena, ed io, ovviamente, sono prontissimo nell’accomodarmi e prendere posto.
Chiara la premessa?

Non sempre, invece, è così semplice per chi si propone (l’ho sperimentato):
- si comincia tardi? sarà perché siamo pochi (la partita in tv, una festa da qualche parte ha distratto i soliti amici)? perché?
- qualcuno va via anticipatamente perché il tempo è trascorso o si è annoiato: e adesso parleranno i soliti tromboni?
- non si è prevista la durata dell’incontro e la difficoltà dell’argomento sta pesando?
- ci sono pochi riscontri, pochi applausi;
- avevo invitato altre persone e non son venute: perché?
- alla fine, saluti e ringraziamenti di rito; freddi o entusiasti? ristretti o rassicuranti?
- vorranno rivedere ciò che ho presentato o ne hanno abbastanza?

Sensazioni tutte, riflesse anche sui volti, che non hanno ragione di esistere se confrontate con il senso dell’ospitabilità e con la disponibilità al confronto e all’ascolto di cui siamo consapevoli e di cui andiamo fieri.

Invero ci sono incontri che hanno un maggior impatto e contenuto informativo e formativo, rispetto ai quali il mostrare interesse o meno, è solo una libera scelta; e ci sono incontri in cui l’attesa, la preparazione, il contenuto, il confronto, la disamina, investono e comportano, e pretendono, un atteggiamento critico di giudizio (estetico ed etico) che confronta la nostra capacità di far convivere il dissenso, la disapprovazione, la contestazione, con la serenità, la pacatezza, la capacità di ragionare in maniera logica, comprensibile e razionale.

Questi momenti, invero pochi e non indicativi (a mio personalissimo avviso), possono essere la spia - all’interno di una disamima delle dialettiche comportamentali del gruppo e dei suoi componenti- della sopravvivenza di momenti di vanità (scusatemi, ma non so chiamarli meglio), che si risolvono in rituali cadenze del tipo:
- Noi vecchi analogisti ben lo sappiamo……
- Ai tempi della diapositiva …..
- Non ci sono i maestri che ho avuto io ……..
- Qui, ci sono stato anch’io ……
- Come mai non vedo il minareto xy …..
- Non hai seguito le indicazioni del manuale …..
- Ti sei ispirato a …….. (e giù un nome da dizionario enciclopedico)
- Somiglia a …………… (e giù un altro richiamo che coglie un vuoto)
- La solita scuola di ….. (dove il “solita” si dà assolutamente per fatto notorio).

ovvero, per intenderci, non osservazioni o domande che spingono a realizzare un piano d’incontro, comune e condiviso, ma solo il tentativo - ingenuo peraltro- di partecipare superando il fisiologico momento di silenzio necessario per riflettere; quesiti e considerazioni buoni solo a dimostrare un interesse che andrebbe “giustificato” per definirsi sincero, un desiderio di conoscenza che attende di essere “documentato” per qualificarsi come avvertito, un’autentica curiosità che sinceramente aspetta di essere “appagata” per dimostrarsi partecipata: e così la risposta, come la domanda, può rimanere vaga, nebulosa o altro ancora.

Faccio un esempio: due apparentemente semplici lavori come il “gay pride in Sicilia”, e “gli aquiloni dello Zingaro” hanno provocato un dibattito che per la serenità di approccio, per la felicità delle intuizioni estetiche e politiche, mi hanno piacevolmente sconvolto: una ridda di considerazioni che, allorquando sottolineate da sorrisetti e ammiccamenti, definivano il gruppo; gruppo che, a sua volta, ritrovato se stesso, esprimeva efficacemente la sua approvazione o meno.

Evidentemente la “povertà” di quelle iniziative, la semplicità della loro proposta, l’efficacia del risultato, facevano piazza pulita di ogni agonismo, velleità e misurazione di capacità espressive esistenti nell’invenzione fotografica e nella rappresentazione del reale dei nostri amici, che invece, nella visione comune e condivisa, ritrovavano un criterio per capire la validità o meno della loro proposta. E serenamente.

Quindi?
Fare piazza pulita, ritornare poveri, pronti a ricevere e accogliere quei contributi di chi, fotrografo come noi, è capace di “trasformare la realtà in immagini”.
Immagini, che, un po’ per volta (Daniela docet!), ci riportano sul reale; quel reale che proviamo a comprendere “solo immaginandolo” e non copiandolo (magari con talento).


P.S.: questo intervento, nel bene e nel male, mi accorgo che è rivolto a me stesso.



-
 
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Ultima Modifica: 2014/07/28 10:58 Da PipPap.
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Sassi… che il mare ha consumato, sono le mie parole… (Gino Paoli)

In questa estate assolutamente per nulla caldo-afosa, ma per il sottoscritto enormemente carica di impegni, ritrovare il piacere ed il tempo di parlare e pensare alla fotografia è sempre cosa gradita.

Sono d’accordo con Pippo, sul diaporama, invero è da un po’ che lo andavo implorando.
La proiezione di sequenze fotografiche condite da una adeguata colonna sonora rispondono, a mio miserando parere, ad un’unica esigenza: spettacolarizzare l’immagine. Una serie di fotografie diventano così un godimento semi cinematografico che soddisfa la voglia di essere spettatori di qualcosa di bello, evitandoci il disaggio (di solito demandato ai soliti tromboni, come tu stesso li chiami) di dover esprimere un’opinione, di dover attivare il cervello, di dover epsrimere scomode verità.

Invero il diffuso atteggiamento di rifiuto dell’esercizio del cogitare sta diventando pericolosamente esteso nella nostra società.

Ecco, quando sono stanco ed ho voglia di rilassarmi e non pensare un film o un diaporama (magari di viaggio) sono l’ideale e li apprezzo per questo: non devo sforzarmi a capire, vedo luoghi e cose nuove e stimolanti, non devo sforzarmi troppo nel criticare. Bellissimo, perfetto… ma se diventa un’abitudine a forza di non pensare il cervello finisce con l’arrugginirsi e l’Alzheimer è in agguato dietro l’angolo alla mia età. Così sento la necessita di sforzarmi ogni tanto.

Per sforzarmi e fare dibattito, se non critica, occorre, come tu dici tenere le immagini ferme e scavare per un po’ nei contenuti e nelle idee. Solo chi è passato dal torchio della lettura portfolio può comprendere la differenza.

Un paio di annotazioni a questo punto: le fotografie stanno diventando sempre più prelievi fotografici, anche se stentiamo a riconoscerlo, sempre di più le fotografie sono fatte dal mezzo e sempre meno il mezzo è strumento di espressione di idee. Anzi queste (le idee) divengono via via sempre più latitanti. Com’è possibile, infatti, mi chiedo, mettere insieme 30-40 fotografie di altrettanti autori diversi e farne una mostra (N.B.: c’ero anche io nel mezzo) assolutamente omogenea. Tutti abbiamo scattato nello stesso posto, è vero, ma tutti nello stesso modo, con la stessa non idea (che poi è quella del prelievo fotografico), con la stessa tecnica (che poi è quella dettata dall’automatismo del mezzo). Ma dove sono le idee, dove le trovate, dove la narrazione soggettiva di una sensazione, di un pensiero definito? Dove l’espressione formale adeguata alla esemplificazione di un pensiero articolato?
La pratica fotografica diventa sempre più comune e automatizzata, se ciò che ci distingue dalle bestie è il pensiero, ciò che ci distingue dalla massa di riproduttori del reale è l’dea, l’invenzione, occorre sforzarsi in questo senso. La fotografia di viaggio è in questo senso, comincio a rendermi conto, il più semplice dei percorsi prestrutturati: non ho bisogno di alcuna idea, parto, cammino, fotografo, torno, mostro. Il viaggio è in se stesso giustificazione del mio fotografare, non devo aggiungere altro. In questo senso comincio a condividere il Tuo pensiero di fotografare dietro casa. Sia in casa che fuori però occorrono le idee: volete chiamarle progetto? Volete chiamarle trovate? Volete chiamarle capacità narrativa? Importante è che non siano le solite chiacchiere, ma che sia un messaggio, un pensiero articolato e significante, veicolato dal mezzo.

La critica.
Sottoporsi ad una critica può essere pesante, può ledere duramente la nostra autostima, può mortificarci nelle nostre aspettative, può farci vergognare di fronte agli amici, o anche tutto il contrario (che è sempre la nostra speranza).
Esprimere una critica è difficile, richiede di articolare un ragionamento, di motivare le proprie posizioni, con il rischio di essere fraintesi, di offendere chi si è offerto al nostro giudizio, ma anche di apparire insulsi, stupidi, incapaci di comprendere un’idea, un messaggio, inappropriati o non adeguatamente preparati al ruolo. Anche questo è un rischio.
Non sottoporsi alla critica, non riuscire a capire il messaggio di chi ci legge, cercare scuse inappropriate, rifiutare di accettare un commento negativo motivato e costruttivo, è stupido e limitante nella propria crescita fotografica.
Rifiutarsi di esprimere tale parere, non avere il coraggio delle proprie idee è vile oltre che stupido. Solo cercando di accettare, da una parte, e formulare, dall’altra, un giudizio, anche se sbagliato e riconoscendo i reciproci errori ci può essere una crescita o un arricchimento di idee.

Se un uomo non ha il coraggio delle proprie idee: o non vale niente lui o non valgono nulla le sue idee - Ezra Pound

Buone vacanze

Emanuele Canino


PS. se prima era uno, adesso siamo in due... a ballare l'alligalli?
 
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E\' un\'illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con la testa e con il cuore.
Henri Cartier-Bresson

Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni.
Andreas Feininger
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