Caro Alberto, leggo sempre con interesse le tutte profonde riflessioni.
La tua cavalcata sull'errore che, sono convinto, non si fermerà tanto presto, mi riporta ad un pensiero che da tempo mi tormenta e cioè che le nostre moderne, automaticissime, macchine fotografiche, ci stiano portando ad una fotografia sempre più assolutamente, tecnicamente, automaticamente e freddamente corretta, con l'aggravante, come giustamente dici, dell'imposizione di una visione stereotipa che ci guida verso immagini sempre uguali a se stesse.
Eppure l'errore è importante: la natura e l'evoluzione da sempre perseguono l'errore. Senza l'errore non esiterebbe l'evoluzione, né la terra avrebbe l'aspetto che oggi conosciamo, neppure l'uomo esisterebbe!
La natura continua a dispensare errori, dagli errori nascono malattie, nascono mostruosità e deformazioni, ma dall'errore nasce anche il nuovo, il diverso, l'essere o l'elemento che si potrà adattare alle mutate e mutanti condizioni ambientali. L'errore è l'elemento vitale dell'evoluzione della vita sulla terra, perché non può esserlo per l'evoluzione fotografica? A patto, però, di saper riconoscere ed eliminare senza pietà, come madre natura insegna, tutte le anomalie inutili che si dovessero presentare lungo il cammino e salvare invece quelle utili.
Anche nella ricerca scientifica l'errore è fondamentale. Non solo per la ricerca dell'errore in quanto tale, per l'importanza, durante la ricerca, del suo riconoscimento ed eliminazione, in una sequenza programmata di eventi tali da produrre un risultato nuovo e utile. Laddove il riconoscimento dell'errore fa parte del processo ed implica, di volta in volta, la ricerca di nuove soluzioni. Ma anche perché dall'errore stesso sono a volte nate nuove scoperte, in quanto esso ha introdotto una nuova e inaspettata variabile nella sperimentazione.
Insomma l'errore, la mutazione, la varianza, sono fondamentali in tutti i percorsi di ricerca. Ricordiamo però che di percorsi di ricerca si tratta e che non possiamo erigere l'errore a sistema, pena un "cestino" sempre pieno di "errori"!
Perché l'errore possa occorrere necessita che il processo non si svolga in maniera troppo automatica, ma sia passibile di variazioni impreviste, di cambiamenti.
L'imprevisto ci espone sempre a nuove, inattese, situazioni, non prevedibili e, talora non riproducibili, ma comunque diverse, non immaginabili a priori e ci apre la mente a nuove soluzioni. Talora ci porta semplicemente ad esplorare una realtà o un problema da un punto di vista assolutamente nuovo. Per tutti questi motivi l'errore è importante, ma l'errore può e deve essere pilotato, si può imbrigliare il caso sperimentando soluzioni nuove, programmando serie di errori riproducibili o semplicemente imboccando strade nuove, ma a volte non è sufficiente. È difficile trovare l'errore giusto! L'importante è aprire la mente a nuove strade e nuove possibilità. Non esiste mai un'unica via, ma infinite. Non è detto che la più seguita, la via maestra, sia la migliore.
Apriamo la nostra mente ed esploriamo il mondo con occhi nuovi. Nuovi errori ci attendono per spingerci verso nuove soluzioni!
Buoni errori a tutti!
Ricordi la vecchia pubblicità che diceva: Cimabue che fa una cosa e ne sbaglia due.
Lui rispondeva pacifico: "ma che cagnarara, sbagliando s'impara!"
€m@nuel&