ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

La luce e le cose
di Stefano Bevacqua, editrice Clinamen, €. 29

L’autore ha la mia stessa età e, come me, è motivatamente innamorato della fotografia.
In questo libro non intende descrivere le ragioni del suo innamoramento (e, la lettura delle sue considerazioni, mi fa capire che ne sarebbe capace, letterariamente parlando, ed in modo assai egregio) quando mettere ordine, in maniera ragionata e comprensibile, in quella ridda di considerazioni, teorie, filosofie appunto, che girano intorno alla fotografia.
Potrebbe ricapitolare tutti i contributi intellettuali esposti in materia o nel passato elaborati, e magari apprezzarne i risultati o rifiutarne gli esiti.
Niente di tutto questo: con atteggiamento da "philosophe" cerca di costruire ex novo o, quanto meno, elaborare una filosofia che organizzi il fenomeno fotografico e le problematiche dal medesimo suscitate o indotte in connessioni.
E lo fa muovendo dalla sua personale esperienza, dal suo atteggiamento fotografico, dal sentimento, dall’attesa e dalle risposte suscitate dall’esperienza fotografica comune, senza ricorrere a romanticismi, ad epiche o eroismi introspettivi di dubbia qualità e sincerità.
Tanto rigore e tanta severità di impostazione potrebbero renderci antipatica la lettura del suo filosofare ma, pagina dopo pagina, ti accorgi anche del compagno di avventura e di poesia che sa diventare Bevacqua capace sempre di anticipare le nostre domande, di intervenire sui nostri dubbi,di orientarci in tanta confusione.

In questi giorni di calura, ho meditato anch’io sui testi suggeriti all’inizio di ogni capitolo: quindi, non immagini storiche o emblematiche ma frammenti raziocinanti intorno al nostro modo di emozionarci davanti o di dietro allo strumento fotografico. E così, con questo lavoro ho ripreso l’esperienza squisitamente fotografica del “sorprendermi” nell’immagine; ho paradossalmente ripreso la felicità di incontrare la difficoltà del veduto; mi sono distaccato dai profili estetici col quale accompagno ogni mio incontro fotografico e mi sono nuovamente immerso in quelli teorici e, meglio ancora, etico-pratici (era dai tempi di Rosario Assunto che non rileggevo cose così chiare ed utili intorno al paesaggio)
Oh, badate bene. E’ un testo impegnativo, richiede una dimestichezza con il linguaggio della filosofia (ma l’autore ci aiuta ogni qual volta il lessico possa sembrare oscuro) ma non deve mancare nella biblioteca di quei fotografi che continuamente domandano a se stessi, ed al mondo, le ragioni del proprio fotografare e pretendono di mettere a fuoco questa loro domanda per renderla patrimonio condivisibile.
Trattasi, lo avete capito, di un testo importante, che non pretende di dire cose nuove e straordinarie ma organizzare con buon spirito di ricerca e, soprattutto, di benevolenza le “cose” che viviamo in fotografia.