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le rocce parlano: berritta pappalardo docent (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: le rocce parlano: berritta pappalardo docent
#10689
PipPap (Utente)
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graphgraph
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Sesso: Maschio Ubicazione: catania Compleanno: 1952-11-11
le rocce parlano: berritta pappalardo docent 1 Anno, 11 Mesi fa Karma: 9  
Che i nostri carissimi Giovanna Pappalardo e Cristoforo Berritta avessero confezionato, per il nostro appuntamento del martedì, qualcosa di insolito e di potenzialmente assai ben costruito e modulato, sia sotto il profilo culturale che ludico, è apparso evidente fin dalla prima schermata dei loro fotogrammi. Apparentemente l’immagine restituiva una “passeggiata” lungo il territorio dell’Alcantara; una passeggiata che, come abbiamo appreso, ha impegnato le gambe, le mani e qualcosa altro ancora, per poter superare difficoltà ambientali, pendii, assenze di comodi percorsi, mancanza di pratiche indicazioni; ma una passeggiata fatta di scoperte per i loro obiettivi e per i nostri occhi che mai erano penetrati (almeno il sottoscritto) dentro un territorio che solo da poco si “libera” di una tradizione economica e paesaggistica incentrata sulla viticoltura e sui noccioleti e che, adesso, con disinvoltura, comincia ad esibire i gioielli di famiglia. Gioielli che non sono soltanto le tracce cristiane delle antiche Cube o dei conventi basiliani, o della antiche fortificazioni greco-bizantine o degli interventi arabi ma, andando, ancora più indietro nel tempo, affondano la loro nascita e presenza nella preistoria. I primi abitanti della Sicilia, approdano sui rilievi di quei territori emersi e con pazienza e tenacia anticipano, sulle queste terre martoriate da fenomeni sismici e da una concreta mancanza di acqua, i miracoli dei nostri progenitori greci. Quasi due capre “girgentane”, i nostri fotografi ci hanno fatto toccare con mano i manufatti di queste antiche popolazioni (Siculi? Sicani? Elimi?); ci hanno presentato le applicazioni di una tecnologia avanzata e raffinata (in termini di scavi, di lavorazione della pietra, di avanzata organizzazione ricola) delle quali la toponomastica e l’etimologia a questa connessa, rendono, ancora oggi, una ragionevole e logica spiegazione. I loro strumenti fotografici hanno ricomposto le antiche fratture, hanno lasciato intravedere gli antichi percorsi d’acqua, hanno lasciato intuire la crescita di una spiritualità sorprendente, forse, assai più evidente rispetto ad altre parti del territorio dell’isola. Ne è venuto fuori un sorprendente ritratto dei nostri antenati: gente di cui andare orgogliosa e dalle quali prendere esempio. La fotografia ha documentato i passi delle nostre “caprette”, la loro voglia di capire, di sorprendersi e, consentitemi, il generoso desiderio di venircelo a raccontare. Esemplare, in tal senso, è apparsa la sincerità espositiva e l’obbiettività del resoconto di ogni scoperta, degna del più corretto dei reportages. Pertanto “ascoltiamo gente, ed apprendiamo”.
 
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