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Discussione: contest cappelli - conclusioni
#10591
PipPap (Utente)
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Sesso: Maschio Ubicazione: catania Compleanno: 1952-11-11
contest cappelli - conclusioni 3 Anni fa Karma: 9  
“Cosa ti sei messo in testa?”
Possiamo intenderlo come un modo di dire oppure riconoscerlo come una constatazione di qualcosa che copre il nostro capo
E perché, poi, copre il nostro capo?
Per proteggerlo? Per eleganza? Per sottolineare l’ombra “portata” sul nostro volto? Per dovere di uniforme? Per sentirci più grandi? Per vedere “come ci sta?” Per somigliare a Greta garbo, ad Humphrey Bogart? Per mascherarci? Per non farci riconoscere? Perché, più semplicemente, siamo diventati vecchi e il freddo colpisce la tigna?

Sono tante le ragioni per cui indossiamo una coppola, un cilindro, una palla, una paglietta, un basco, un berretto, un fez, una mitria, un tricorno.
Pensate alla Regina Elisabetta: da una vita cerchiamo di capire il suo umore dalla foggia dei suoi innumerevoli cappellini (indossati per etichetta da tutta la sua famiglia, uomini e donne) e probabilmente ci sentiremo dire, da lor signori, che non si va in giro a capo scoperto. Mio nonno addirittura dormiva con uno zucchetto dal quale invero non si separava mai.
Ma poi, sotto sotto, cosa sta sotto il cappello: le nostre idee, la nostra persona, le nostre chiome, la nostra pelata, il nostro sudore, il nostro sogghigno?

Avete capito, insomma, che il cappello svolge ancora la sua funzione anche quando è sfondato, sporco, passato di moda. Perduto e ritrovato. Anche quando è fatto di carta ma può servire come segnale di un posto occupato, prenotato.
Bene, quindi, ha fatto la nostra ACAF a scegliere questo tema per distoglierci dalle ansie della pandemia e concentrarci sulle persone. E bene hanno risposto i soci a questa ennesima “provocazione” che vuole essere, sempre e soltanto, un’esercitazione e non una gara di vanità e di affermazione fine a se stessa.
Devo riconoscere che il tema suggerito dagli organizzatori è stato sostanzialmente ben capito e sviluppato: nessuna sbavatura (o quasi), rare fughe in avanti, ed alcuni acuti assolutamente pregevoli (io ne ho contati una decina).
Sotto il profilo tecnico ho notato una preziosa crescita nella composizione complessiva della singola rappresentazione, un’esposizione mediamente ben equilibrata, nessuna esasperazione degli obiettivi e dei loro effetti; una semplicità della visione talvolta ingenua o quasi.

Sono stato, io soltanto, chiamato ad individuare l’immagine vincitrice del contest, quella che riassume lo spirito della manifestazione e lo scopo dell’esercitazione visiva, compositiva, espressiva.
Ho selezionato, pertanto, tante buone immagini (almeno una decina) ma alla fine l’eccellenza l’attribuisco alla fotografia di Emanuele Rapisarda che in pulito ed efficace bianconero ha raccolto in verticale il ritratto di un bambino che si trastulla con il cappello di un adulto magari domandandosi la natura di quel copricapo e la distanza temporale esistente tra quell'oggetto e la sua età, Altro premio, ex aequo va a Rina Spinali, la quale ha sorpreso tutti quanto con uno scatto laddove il gioco dei riflessi e delle sovrapposizioni ha inventato un cappello laddove c'era solo il ritratto dell'autrice: il classico objet troveè- Complimenti
 
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Ultima Modifica: 2021/03/31 07:42 Da PipPap.
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contest cappelli - conclusioni
PipPap 2021/03/30 23:26
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