Casa della luna, S. Maria di Licodia, 25.7.2020
Una serenata ancora
Il sole, ormai, era sceso dietro le colline, e la luna, la nostra cara amica di sempre, era salita alta nel cielo e, da lassù, sorrideva contenta al nostro convivio; partecipava ai nostri saluti ed alle voci di benvenuto, colorava gli sguardi, si univa ai brindisi, ai sorrisi. Anche ai nostri sospiri.
Pippo Sergi, invero, ci aveva convocati, alla Casa della Luna, per raccogliere i raggi degli occhi delle fanciulle, per afferrarne il loro profumo, per ascoltarne il loro suono e le loro luci. Ma ora constatava che tutti noi, proprio tutti, stavamo mangiandoci reciprocamente i nostri volti e bevendoci i nostri sguardi.
Avevamo, infatti, risposto al suo appello col desiderio di una nuova immagine. Ed ora l’immagine nuova tornava, e tornava innocente, graziosa, pura, per dirci che c’era un tempo nuovo che ci aspettava dove vivere l’avventura della nuova primavera della visione. E il nostro anfitrione, ci confidava pure, tra un manicaretto e un bicchiere di birra, l’eterna ricetta dell’entusiasmo, della fiducia, della speranza.
Si, ieri sera, tra il fruscio dell’acqua e quello dei nostri passi sulla terra del Vulcano, ho udito rinascere il desiderio di formulare un canto nuovo, una nuova serenata come appunto quella dei buoni Calì e Formisano.
Ecco, occorre riprenderci i versi di quella canzone , ed attendere “che si apra quel balcone”. Abbiamo i nostri impegni, il nostro lavoro, il nostro affanno; ma non ci diremo addio fino a quando qualcuno, qualcosa, non si materializzerà in quel balcone, che poi è quello, l’avete capito, del nostro sodalizio.
Stamani mi son svegliato con questa voglia di nuovo e l’ho voluta confidare: forse è tornato il tempo delle serenate. Era leggero e magico come le ali di una farfalla.
|