Lo vado ripetendo spesso, e qualcuno si è anche stancato di tanta mia insistenza.
Il fatto è questo: sono personalmente convinto che, nel mondo dei circoli fotografici, ci sia come una facciata di rispetto nei confronti del lavoro di Luigi Ghirri, ma, sotto, sotto, alla maggior parte dei fotoamatori e no, tanto concettualismo, tanto didascalico atteggiamento, tanto didattico procedere, stia un tantino antipatico.
Tutti lo considerano un fotografo importante, da conoscere, studiare. Tutti vogliono comprendere il perché di certe immagini apparentemente semplici e ordinarie; ma tutti, nonostante le tante pubblicazioni realizzate dopo la sua morte, nonostante le straordinarie mostre formulate da eccellenti curatori e raffinati storici e critici della fotografia, tutti, poi, finiscono per allontanarsi dalla figura di Luigi e da quel piccolo grande mondo sul quale il suo occhio, la sua anima, ha operato.
Sarebbe importante capire, infatti, che fine abbia fatto la sua eredità, se c’è mai stata! Chi sono i suoi discepoli? E,’ stato, forse, un unicum che ha attraversato la fotografia italiana illuminandola dall’interno e spegnendola il giorno della sua scomparsa?
Invero dovremmo andare alle radici della sua visione e condividerla prima ancora di penetrarla in profondità: personalmente, solo qualche confidenza del fotografo Giovanni Chiaramonte mi ha fatto avvertire il vortice intellettuale di quell’avventura dello spirito.
Dopo la pubblicazione del libro di Claude Nori, L’amico fedele, Postcart edizioni, un aureo libro è stato scritto da Vanni Codeluppi, per i tipi della Carocci, “Vita di Luigi Ghirri” – fotografia, arte, letteratura e musica – e finalmente la fluida narrazione del nostro Autore (uno Scienziato della comunicazione) ci introduce con semplicità e chiarezza ma con profonda e perspicace analisi, dentro l’universo di Luigi.
Lo fa ripercorrendo la sua biografia, con i luoghi e i compagni di poesia e di avventura; lo fa raccogliendo le gestazioni dei tanti progetti; lo fa accompagnandoci dentro una vicenda che trascolora nella musica, si fa teatro, paesaggio, esperienza poetica.
E il narrare traspare di passione, è ancora una volta, logos che vuol penetrare e spiegare il kaos, magari inseguendo un accordo musicale di Bob Dylan, oppure intercettando il profilo delle nuvole, oppure cercando di dare visibilità al vuoto, all’assenza.
Sempre sorridendo, come sorridono le parole nelle pagine di questo libro che farà cadere qualche stupido pregiudizio.
Vanni Codeluppi, Vita di Luigi Ghirri, Carocci ed., Roma , 2020, pagg.106, €12,00