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La passione fotografica al tempo del coronavirus (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: La passione fotografica al tempo del coronavirus
#10491
PipPap (Utente)
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Sesso: Maschio Ubicazione: catania Compleanno: 1952-11-11
La passione fotografica al tempo del coronavirus 4 Anni, 1 Mese fa Karma: 9  
La passione fotografica al tempo del corona-virus
(e un consiglio per una buona lettura)


Il cielo stamani è splendido, la luce è ottima, tutto mi appare nitido ed inciso.
Lo strumento fotografico, come un cagnolino in attesa di essere accompagnato fuori a far pipì, sembra guardarmi speranzoso dal suo unico occhio.
Eppure non si esce, né oggi né domani.
Ma come? Proprio ora che le idee sono più chiare, proprio ora che i progetti nascono e si propagano come tanti virus (scusate, mi è scappato), proprio adesso che la primavera siciliana ritorna, appare ed è pronta ad andar via?!
Che sta succedendo?
Non mi rassegno a non pensare a lei, alla fotografia, mia compagna fedele eppure …..
Rivolgo, allora, lo sguardo in altre direzioni.
Appena ieri, ero impegnato in tanti circoli a raccontare i miei sogni e ad ascoltare quelli degli altri, appena ieri raccoglievo in immagini, le confidenze, le speranze, le soddisfazioni, i sospiri ed adesso scruto sul computer i segni di vita di amici, soci, compagni di avventura e di poesia, per avvertire una consonanza, una similitudine con quello che sto provando.

L’altra notte, in TV, ho rivisto “I ponti di Madison County” ed ho pianto nuovamente: stavolta non era la passione di Richard e Francesca a commuovermi; era, invece, la metafora dell’esperienza fotografica, utilizzata dal regista (il grande Clint), per penetrare il senso recondito, unico, irripetibile di quella passione: Il caso, due sguardi, un incontro, uno spazio che si dilata, un tempo che non vorrebbe finire. Poi c’è la storia,
E quella non dipende da te: se fa buio o c’è il virus, addio tutto.
Mi sono detto allora: ma c’è la scrittura, l’altra tua compagna, questa si fedele (come il teatro, come la musica).
Son salito allora nella mia tana, dove l’avventura e la poesia stanno nascoste tra i libri, ed ho cercato un libro da meditare in questi giorni di clausura.
Ma la storia ha fatto capolino: non puoi adoperare le immagini come fossero un vaccino, un antidoto, un amuleto scaramantico.
Devi metterti in ascolto, devi raccogliere le esperienze dei tuoi compagni di viaggio; ritornare a quella progressione che ti sei inventato, e che tanto ti ritorna utile, e quindi “guardare, vedere, osservare, riflettere, condividere”.
Ho ripensato, allora, alle giornate intorno all’ 8 marzo, all’occhio differente (?) di un uomo e di una donna, alle volte in cui sono riuscito ad interpretarlo e, stavolta, gli occhi (quelli miei) son caduti sul libro di Concita Di Gregorio (la giornalista, proprio lei), “Chi sono io?”, edizioni Contrasto.
“Chi fotografa, scrive l’autrice, vede il mondo, e attraverso lo sguardo lo racconta. La sua materia prima è il tempo, sceglie anche cosa ritrarre ma soprattutto sceglie quando. Cosa succede quando volta la macchina verso se stesso? Uno spettacolare testacoda. Il mondo interno passa attraverso l’obiettivo e torna indietro a … cercarsi. Sono soprattutto le donne a cercarsi. E non dicono come succede ma perché succede”.
E immediatamente mi è venuta voglia di portare questa riflessione (che non è certamente originale) in ACAF per poterne parlare, comunicare, magari condividere fra una polemica ed una risata.

C’è tanta voglia, desiderio, passione: quando durerà questo sentimento?
“Fino alla fine del tempo” – dice Fiorentino Ariza
Ed allora prendete queste mie parole come il messaggio trovato sulla riva dell mare, dentro una bottiglia.
Per quanto sappiano di sfogo, di confidenza, cercano una consonanza: come il lievito nell’impasto delle prossime pagnotte.
 
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Ultima Modifica: 2020/04/26 07:43 Da PipPap.
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