La scomparsa del fotografo Robert Frank ha inevitabilmente dato la stura ad una serie di articoli giornalistici, nonchè di commenti e dibattiti che mi auguro possano continuare anche nei mesi prossimi.
La statura artistica ed intellettuale del nostro fotografo merita tale attenzione e la riflessione sulla sua opera non può che agire positivamente in questi nostri giorni inflazionati da troppo fotografismo.
A fronte di tanta offerta informativa annoto, però, un riscontro silenzioso, quasi ovattato, del mondo professionale e del mondo amatoriale quasi che Robert Frank sia stato una meteora di passaggio nel firmamento fotografico, qualcuno che abbia buttato un sasso nell'immaginario fotografico e poi abbia nascosto la mano: insomma, gli addetti alla storia , alla critica, ed alla cultura fotografica, a mio non tanto sommesso parere, stanno manifestando una certa ignoranza se non proprio un certo distacco dal suo modo di intendere il fotografare.
Volete una prova? Se è vero che tutti ricordano il suo libro, gli Americani, quando provate a chiedere di qualche immagine diventata celebre, divenuta un'icona, il silenzio è glaciale e assai diffuso: Nessuno conosce le sue immagini ancorchè tutti sono pronti a giurare sulla loro originalità.
Allora, ritorno in questo Forum, accanto agli amici ed alle amiche di sempre, per riprendere le linee storiche che hanno definito la breve vicenda della nostra passione.
Riprendiamo quelle letture che si soffermano sulla soggettività del suo sguardo, sul suo narrare per traiettorie visive assai spesso laterali, con inquadrature di traverso, addirittura non bisognose di essere traguardate nel mirino. Ritorniamo alla diserzione del soggetto, all'eclissi del significato, e facciamolo senza paura perchè tanta fotografia contemporanea viene da lì, da quello scatto/strappo di libertà.
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