ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

Mia suocera "attaccava" una sontuosa scatola di cioccolattini con criterio e con metodo: occorreva stabilire e mantenere sempre una simmetria; pertanto ad ogni cioccolattino mangiato corrispondeva, nella scatola, una presenza che doveva fatalmente scomparire per ristabilire l'ordine turbato e, quindi, (ipocritamente) occorreva sbafarsi un altro cioccolattino.
La conclusione?
Il centro non esisteva poiché non poteva avere una simmetria!!!

Sull'altare della chiesa cercai un centro emotivo: il tabernacolo? Certamente.
Ma la candela mi affascinava di più.
E, poi, come perdere di vista quel fiore.
Finii, come sempre, per cadere negli occhi di una donna, quella donna.

A Pietraperzia, sotto l'albero della vita, fu facile capire il centro e la sua origine.

Ma adesso fuori dalla metafora, dall'allegoria e dalla metonimia,cerchiamo il centro visivo utile in fotografia. Ed è uscita una rima:buon segno!

Partiamo dall'esperienza dell'immagine ben composta (senza dimenticare che le regole sono là per essere trasgredite) e, quindi,dal grande insegnamento che ci viene dalla sezione aurea, un principio vecchio quanto il cucco che però riesce ancora ad unire microcosmo e macrocosmo costringendoci a spiegare l'armoniosa distanza tra i nostri occhi o la proporzione aurea dell'altezza del nostro ombelico (la statuaria greca, i bronzi di Riace ci aiutano ad ogni passo).

Quella regoletta senza indicarci cos'è il centro ci consglia in anticipo dove andarlo a cercare, e una volta trovato, dove andarlo a collocare.

Guardiamo retrospettivamente le nostre immagini, come se non le conoscessimo; e cerchiamo un centro dove il caso o la volontà ha piazzato un momento espressivo
Il celebre ghigno di Robert Mitchum pensate che Avedon l'abbia messo al centro per caso?

In questo splendido ritratto di Avedon i centri espressivi si sprecano; il cerchio centro del tavolino, quello dei bicchieri, orli e piedini, quello delle labbra della signora (vero centro emotivo o preferite il dito?) quello del suo turbante,
Avedon ha, invero, fatto centro

Facciamo un altro passo avanti nel ricordare l'idea di centro che l'esperienza ha lasciato nella nostra memoria.

Quando guardiamo nel mirino della nostra fotocamera entriamo immediatamente in contatto con una vicenda ottica, smibolica, intellettuale che da sempre chiamiamo "prospettiva".
in particolar modo, nella prospettiva centrale esiste un "punto di fuga, chiamato anche punto focale , che materialmente è il centro visivo della nostra immagine ridotta a schemi geometrici,
I grandi fotografi l'hanno sempre cercato (Basilico, Barbieri, Campigotto, Chiaramonte) perchè in esso hanno visto qualcosa di più di un punto finale di equilibrio di forze.
Proviamo a ricordare questi fotografi ed automaticamente abbiamo ritrovato il punto dei nostri paesaggi, la fuga della nostra visione