PER LUIGI GHIRRI (+14 febbraio 1992)
Il vento stravolgeva il profilo delle nuvole
nell’azzurro rettangolo del cielo.
Ma quel rettangolo altro non era
che l’angolo di bellezza racchiuso tra
le nostre bianche lenzuola,
pigramente stese al sole.
Eppure tanto vedevo
tra le antine della vecchia finestra
che mi raccontavano le
ombre di una camera oscura;
che mi invitavano per un prossimo giro
di danza, per un immagine ancora,
(magari scoperta dietro un’altra immagine).
“Vista con camera” era, allora, l’enigma
dello sguardo, che, da idea, si faceva concetto
inseguendo le radici del tempo.
Ed io, in prospettiva nascosto,
cercavo, intanto, il mio posto.
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