Riflessioni su “Antologia subacquea”
Quest’uomo ricerca bellezza ma con Amore.
Ecco a voi il Mare.
I suoi viaggiatori di superficie, a vele spiegate, che forse poco sanno di quel popolo sottomarino che in comunione con noi terricoli ha solo l’ossigeno che respiriamo;
coloro che dei frutti del mare vivono, con arte ancora antica e con antica fede il mare ringraziano;
coloro che lo esplorano, trasformati in neri pesci con branchie e vesciche natatorie posticce, con zavorre che li ancorino anche per poche ore a quel mondo in cui ogni incontro appare possibile.
Ma ad affermarsi sono gli stupefacenti variopinti abitanti del mare, muti alle nostre orecchie ma danzanti al suo ritmo o divenuti essi stessi inconsuete e affascinanti geometrie viventi, o nuotatori instancabili in duetti sincronizzati; misteriose e flessuose poi, appaiono le sirene bianco nero che sembrano guizzare solo per pochi attimi innanzi agli occhi per poi sparire nel profondo del mare e del mito che le racchiude.
Scopriamo pure, quasi a precedere in sala l’autore, la macchina fotografica subacquea, sorta di aragosta, ammaestrata e complice che si rivelerà, poi, quasi un pretesto per potere incontrare e “conoscere” questi incredibili abitanti, senza che l’impegno fisico e la perizia tecnica di chi la usa appannino lo stupore del proprio sguardo.
Non è gesto rapinoso quello che cattura quegli istanti ma appassionato in una ricerca di bellezza e armonia, di incontro simbiotico con, a volte, “gentili” abitanti pazientemente attesi. Di certo “gentile” è il modo di accostarsi ad essi, di non volere adulterare quei preziosi istanti abbracciando in pieno e con convinzione una tecnica fotografica antica, che resiste al “tutto comunque e subito” per affermare invece “ciò che accade in quell’istante e con pazienza”.
E’ questa una dimensione di libertà.
Eletta Massimino
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