ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

 
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Re:Il progetto secondo Saint Martin du Plan (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Re:Il progetto secondo Saint Martin du Plan
#9096
fia (Admin)
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Re:Il progetto secondo Saint Martin du Plan 9 Anni, 5 Mesi fa Karma: 0  
Dopo la spiegazione che ci ha dato ieri sera in sede Pippo del suo pensiero sulla questione, possiamo convenire che forse è vero che un “progetto” ce l’abbiamo tutti in testa quando usciamo a fotografare, anche se non ce ne rendiamo conto. Uscendo, pensando a un luogo particolare dove andare a fotografare, o andando a cercare una particolare situazione o evento che sappiamo essere in corso, anche la stessa scelta di una focale anziché un'altra possono essere una forma di “progetto”... è qui posso anche essere d’accordo. Però ho un dubbio…magari è solo un dubbio…e lo spero…non è che spesso ci si stia riempiendo la bocca con questa parola solo per darsi un aria di intellettualità rispetto ad altri, o ancor peggio per sminuire il lavoro altrui? Faccio un esempio molto recente. Lo scorso martedì, alla riunione sociale Acaf, Francesco Barbera ha portato un suo lavoro sul Marocco…diciamo più un resoconto sul suo viaggio in questo luogo. Ha preparato una piantina dalla quale partiva per farci toccare, man mano, le varie tappe del suo viaggio. Per ogni città ci illustrava con voce e immagini, luoghi di culto, usi e costumi, fino ad arrivare alle genti, ai lavori che svolgono ecc…si può definire un “progetto” , così come dice Pippo e altri di voi, eppure alla fine della sua proiezione è stato “accusato” (uso il virgolettato, badate bene), di non aver fatto un lavoro con un progetto dietro…qualcosa non mi torna…se avesse fatto una prefazione con uno storyboard, e avesse detto che prima di andare in Marocco aveva studiato dove e a che ora raccolgono i semi di Argan per farne l’olio o quando le donne portano le capre al pascolo…se avesse detto che si era studiato a che ora la luce arrivava in un angolo di una particolare strada ed era andato a tale orario per realizzare lo scatto con la luce giusta e la persona che passava da li in quel momento… il suo lavoro sarebbe stato degno di essere chiamato “progettuale”? Non è che state facendo anche voi un pò di confusione sul termine “progetto”? Con tanto affetto per tutti
 
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#9098
alb.o (Utente)
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Re:Il progetto secondo Saint Martin du Plan 9 Anni, 5 Mesi fa Karma: 2  



Io ho trovato alcune precauzioni... per il resto la strada è tanto larga, c'è posto per tutti!



Martin Parr - Louvre
 
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Ultima Modifica: 2014/11/18 14:58 Da alb.o.
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#9102
Old man (Utente)
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Re:Il progetto secondo Saint Martin du Plan 9 Anni, 5 Mesi fa Karma: 0  


Già lo stesso uscire con la macchinetta fotografica in tasca è certezza di un bisogno, di una idea programmatica
che si concretizzerà al momento dello scatto.

 
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#9103
Gae84 (Utente)
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www.gaetanofisicaro.it
Re:Il progetto secondo Saint Martin du Plan 9 Anni, 5 Mesi fa Karma: 0  
Ciao a Tutti,
mi sono imbattuto in questa interesante "discussione/chiacchierata" , su un argomento che da giorni pervade e afflige il web. (come già sottolineato da Alberto)

Mi tiro in causa in questo argomento, perchè sono uno di quelli convinti, come l'amico Alberto, del fotografare "a progetto", ovvero darsi delle linee guida per rispondere ad un perchè.

Partendo dal fatto che la fotografia è un processo di esclusione per definizione, cioè in base alla nostra focale e quello che vediamo dal mirino, decidiamo di selezionare una parte del mondo che ci interessa ed escluderne un altra, a nostro avviso meno interessante, sfocia nel perchè di questa scelta.

Appunto, del perchè.....
Il perchè decidiamo di andare a fotografare una cosa piuttosto che un altra, un evento piuttosto che un altro, una persona piuttosto che un altra...non mi dite per un emozione, o perchè vi "vengono le farfalle allo stomaco", perchè non ci credo e una scusa che ci inventiamo perchè non sappiamo cosa rispondere....

Il progetto fotografico, parlo per me, è la mia possibilità a rispondere al perchè di una cosa a cui voglio delle risposte o delle domande, tramite il linguaggio universale della fotografia, se accompagnato anche dalla scrittura ancora meglio, darne anche ad altri su quell'argomento. Tracciando su un foglio bianco le linee guida da seguire per raccontare al meglio quella storia (idea e/o rilfessione); (linee guida non significa gabbie o costrizioni)

Il problema della parola progetto, secondo me purtroppo, è legato alla fotoamatorialità, dove spesso si rimane in un cerchio chiuso dove chi se la canta se la suona, e dove l'"idea proggetto" non viene neanche presa spesso in considerazione, se non quando di ritorno da un viaggio si decida di mettere insieme i 1000000 (da leggere mille mila, come direbbe DE Luigi in una delle sue più brillanti personaggi ovvero dil Dr. Cane) scatti fatti, dicendo che era un progetto.
La differenza appunto sta li, nel decidere a priori il perchè.....il come, quando, quanto (anche se il tempo non è sinonimo di qualità) etc etc, verrano da se.
Andare in un luogo esotico e tornare con n fotografie belle ormai siamo tutti bravi,ed è diventato quasi una moda (vedi le foto dei concorsi FIAF o altro, ne sono pieni) le immagini sembrano tutte uguali o della stessa tipologia. un racconto per immagini, che deriva da un proggetto, non per forza deve contenere n fotografie buone, spesso sono le più banali, quelle didascaliche, a dare forza a tutto.

Vengo dal mio primo weekend di un percorso formativo fotografico che ho deciso di intraprendere, e dove per due giorni non ho sentito altro che parlare di progetto fotografico.

Mi avvio alla conclusione con questa riflessione:
Il tutto dipende da noi come vogliamo vivere la fotografia, se farla rimanere il palliativo della domenica per passarsi la giornata, o se vogliamo lasciare il nostro "pensiero" nel mondo. Deciso questo, ognugno viva la propria strada senza "interferire" gli uni negli altri, in modo che ognuno si viva la meglio i suoi momenti, che siano dentro un cerchio chiuso o nel libero mondo

Buona Luce a tutti
 
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#9111
cosimodiguardo (Utente)
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Re:Il progetto secondo Saint Martin du Plan 9 Anni, 5 Mesi fa Karma: 1  
Il tutto dipende da noi come vogliamo vivere la fotografia, se farla rimanere il palliativo della domenica per passarsi la giornata, o se vogliamo lasciare il nostro "pensiero" nel mondo. Deciso questo, ognuno viva la propria strada senza "interferire" gli uni negli altri, in modo che ognuno si viva la meglio i suoi momenti, che siano dentro un cerchio chiuso o nel libero mondo

Inizio il mio contributo partendo da questa “ onesta e civile” riflessione che il giovane interlocutore scrive (deduco sia giovane per la frase “dal mio primo weekend di un percorso formativo fotografico ”… io invece provengo da quell’era fotografica dove ancora non esistevano nelle macchine fotografiche né l’esposimetro né l’autofocus.. quindi in fotografia sono “nato” prima in camera oscura, poi, anche se non esisteva internet cerano librerie e fornitissime edicole con riviste fotografiche di eccelsa qualità, per poi passare allo scatto e, come ben potete immaginare, di weekend formativi (in passato semplicemente chiamati fine settimana) ne ho vissuti tanti; così come ho condiviso dibattiti illuminanti in più che ben qualificati salotti, così come ho frequentato comunità più numerose dove è più facile e gratificante confrontarsi con pareri diversi. Una ricchezza, questa, che invece la “presunzione” del sapere rende incapaci di apprezzare. In tutti questi anni la contaminazione dei pensieri ha fatto nascere fior d’iniziative e di fotografi. Io e tanti altri fotografi professionisti soci dell’acaf . abbiamo condiviso il nostro sapere con i fotoamatori liberi dalle committenze traendo da essi stimolanti e lungimiranti obiettivi. Mi considero fortunato a frequentare quel mondo da trent’anni. Dietro questo sito che ci ospita esiste un luogo fisico, cosiddetto “sede”, dove, fin dalla fondazione, sono “di casa” la libertà di pensiero, il rispetto e il reciproco ascolto. Elementi che si traducono in proposte ed eventi da realizzare. E dove è di casa la “critica” con l’unico obiettivo di favorire la crescita. A chi vuol sentirsi dire solo “mi piace” si consiglia di non sprecare il suo tempo. In questa sede si parla di fotografia per circa quaranta settimane + qualche weekend; la nuova generazione si ritrova in un mondo fotografico ancora più ricco di mezzi comunicativi oltre che di tecniche. L’avvento “della giovane fotografia digitale” ha contribuito ad un incremento notevole d’immagini e di cultori della fotografia. La giovane età spesso porta a credere che tutto ciò che non si sia direttamente vissuto sia da considerare non utile regressivo e quindi “Giurassico “. La superficialità dell’espressione nasconde un’interessante considerazione: se fossimo così bravi da riuscire a codificare e leggere la storia di quell’Era forse ci arricchiremmo di un sapere importante e non correremmo il rischio dell’ “estinzione”. Conoscere la Storia “paradossalmente” ci potrebbe aiutare a capire il presente e distoglierebbe alcuni da distorte e affrettate analisi. Datemi qualche settimana di tempo e sarà mio piacere confrontarmi con voi e con chi ci segue. Sto preparando dal mio vissuto un percorso storico culturale sull’argomento, che presenterò nel corso di un incontro non privato e salottiero, in un più “proletario” luogo di conversazione fotografica che in realtà è la mia seconda casa. Dove da quasi 29 anni si dibatte e ci si confronta. Essa oggi si trova in Via Pola 22 (piccola nota per chi non viene da molto e chi verrà per la prima volta : non abbiate timore! non ci risultano focolai di allergie e neppure troverete impiccati sull’uscio!..). Il luogo è modesto, frequentato da persone notoriamente per bene, di varie estradizioni sociali, che hanno voglia di capire e a cui piace scambiare in totale libertà e senza condizionamenti il loro pensiero fotografico. Lo abbiamo voluto così LIBERO! Magari un po’indisciplinato, ma vivo di esperienze varie. Con i miei soci sono cresciuto come uomo e come fotografo. Tramite le oneste fotografie di coloro che hanno viaggiato, ho visto e sentito storie di luoghi nel mondo che non conoscevo; ho visto pure il fresco ritratto domenicale delle famiglie italiane; ho visto la storia delle mie radici con le immagini di maestri del B/N che hanno interpretato le riflessioni di Sciascia e Bufalino; ho visto immagini di grande interesse artistico proposti da maestri affermati e da giovani preparati e creativi; ho visto crescere fotograficamente ragazzi che con la fotografia oggi non solo ci vivono ma hanno da insegnare per stile e creatività: ho conosciuto fotografi di fama mondiale, che con grande umiltà ci hanno onorati della loro presenza e del loro sapere; ho conosciuto personaggi per fortuna con sosta breve arroganti e saputelli. Esistono cerchi, steccati, praterie, da noi i cerchi e gli steccati non hanno lucchetto l’uomo può scegliere di essere libero. Grazie della vostra attenzione …. Ancora un po’ di pazienza …..
Cari saluti
 
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#9112
Gae84 (Utente)
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Re:Il progetto secondo Saint Martin du Plan 9 Anni, 5 Mesi fa Karma: 0  
Salve Cosimo,
La cosa bella dei forum è essere a volte dei misconosciuti ai più.
Il percorso formativo di cui parlo è un percorso di crescita a livello professionale, una masterclass annuale con fotografi di rilevanza internazionale, e, non uno di quei workshop di cui siamo "soliti" dalle nostre parti, di quei weekend toccata e fuga, quasi utili a poco o niente o solo a chi è ancora alle prime armi. Nonostante la giovane età mi sono anche io cimentato con la fotografia "analogica" e l'esperienza della camera oscura.
Ma questo non credo c'entri con il discorso, la mia era una opinione generica sul fatto che spesso nei circoli fotografici si resta "chiusi" all'interno di un cerchio quasi "magico". Io non ho mai vissuto acaf dall'interno a parte a partecipare a qualche vostra interessante iniziativa, e mi fa piacere che la sua esperienza di circolo sia molto positiva, al contrario delle esperienze con cui mi sono confrontato e vissuto in prima persona.

Mi permetto, poi si può essere sempre in disaccordo, che il problema del discorso progetto sta anche in una mancanza di formazione.
In questo ultimo anno ho avuto la possibilità di crescere veramente tanto, ovviamente fotograficamente, e di confrontarmi con tanta gente a livello nazionale e internazionale, e posso sicuramente affermare, aggiungendo anche il primo weekend di cui sopra, che abbiamo in Sicilia un grosso gap a livello formativo. Siamo troppo indietro da questo punto di vista, manchiamo di metodo, perché non è tanto la tecnica che si dovrebbe insegnare, per quella ormai ci sono fior fior di manuali, ma ad educare lo sguardo e insegnare un metodo di lavoro che porti a risultati soddisfacenti. Il metodo non è una gabbia, tutti i più grandi fotografi lo hanno, se no non sarebbero arrivati dove sono.
Poi ognuno è libero di pensarla come vuole e ritorno al discorso con cui ho chius In precendeza,, e lei aperto, riguardo alla scelta di come viverci la fotografia.
L'importante di questa scelta come dicevo e che non si interferisca su determinate questioni che possono riguardare gli uni e non gli altri o viceversa, o si voglia passare da una parte all'altra a convenienza della situazione.
Un abbraccio e alla prossima!
 
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