ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

Ho titubato un poco prima di entrare nella comune riflessione: anche perchè l'istanza era mossa da un sincero sentire ed i soccorsi giungevano supportati dall'esperienza. più che dalla vanità del volere eeserci.
Non entrerò nel territorio in cui Salvo Canuti ha fatto confluire la sua risposta, ovvero quello del sentire libero dell'artista; e nemmeno dell'attenzione al dato emotivo, sottolineato da Emanuele e fondamentale per penetrare nel mondo contemporaneo fatto di continue "repliche".
In questa circostanza mi piacerebbe solo ribadire il senso un verso (credo di Giacomelli) che suona "la figura nera attende il bianco".
Possiamo anche porlo in termini contrari ma occorre conservare in ogni caso il senso di attesa (di dialogo) teatrale di ogni elemento compositivo dell'immagine (di ogni genere e natura: figura, colore, ritmo, orientamento, taglio).
La realtà è sempre di fronte a noi, e anche quando vogliamo "nasconderla" - eliminandola o drammatizzandola - facciamolo perchè qualcosa di altro aspetta questo risultato, attende questa scelta, vuole incontrare, insomma, il nostro progetto.
Bruciare i neri o bianchi non deve essere mai una mera deriva espressionista, magari di facile effetto e di ambigua interpretazione. ma il coerente dialogo tra i bianchi ed i neri.
Dal momento che si è voluto optare per la scelta del non colore, abbiamo automaticamente innescato il meccanismo della convenzione ed il problema è appunto venirme fuori. E costa fatica (Pulvirenti docet!)
Un suggerimento? Ascoltare il richiamo del bimbo che ci sta accanto.

Posso interpretare il suggerimento del prezioso Pippo in due modi:
1. il bimbo che mi sta accanto è mio figlio, che ama il colore.
2. il bimbo che mi sta accanto è il "fanciullino" presente in ognuno di noi.

Nel secondo caso, credo che al di là delle convenzioni e del saggio dialogo tra i bianchi ed i neri, credo Pippo voglia indirizzarmi verso la sincerità d'espressione, scartando i meccanismi di maniera ed abbandonando ogni tentazione devota al formalismo.
Se l'ipotesi 1, invece è la corretta, allora il suggerimento è di seguire il mondo colorato di mio figlio e più in generale di tutti i bimbi e qui le cose si complicano ulteriormente ("per fortuna" aggiungerei).

Avevo 15 anni, cominciavo a far parte delle rappresentative regionali e provinciali under 16 di pallavolo. Ero un'ala promettente… Il mio allenatore improvvisamente senza proferir parola mi dice: "Alberto, da oggi farai l'alzatore"! ….."cheeeeee? Io l'alzatore"!
Il mio allenatore (un secondo padre per la verità, un uomo di grandi principi, un maestro di vita) aveva deciso!! …Ahi! difficile convincerlo diversamente! Provai un paio di mesi, tutta la preparazione atletica estiva e la preparazione pre campionato! L'unico vero modo per tornare al MIO ruolo era sbagliare di proposito! …Io volevo SCHIACCIARE era sicuramente più appariscente, era più da protagonisti, le ragazze erano certamente più interessante da chi fa il punto (dopo circa 20 anni ho capito che era anche decisamente stupido e che avrei dovuto applicarmi e diventare alzatore)… Il mio mister lo capì molto prima, ma capito "lo sporco trucco" mi rimise al "mio" posto! Ma quel posto NON ERA IL POSTO GIUSTO!!

Beh, vi prego di non fraintendere, ho il sospetto che per molti oggi, il bianco nero è come schiacciare, e per carità in una squadra sono più gli schiacciatori che gli alzatori, quindi ci sta pure e va bene così! Io però non ho più 15 anni, ma quasi quaranta, e mi rendo conto che il bianco nero è meno commerciabile e percepisco una svalutazione del bianco nero ed un uso eccessivo specie in ambiente fotoamatoriale, così ad una analisi superficiale degna delle 23.29 di una domenica di maggio, mentre mio figlio mi spiega che REX ha appena mangiato il braccio di Mr POTATO, condivido il tuo suggerimento così come quello di mio figlio (a cui il bianco nero non piace proprio) e prometto (a me stesso prima di tutti) di approfondire quanto prima il tema colore che trovo molto, ma molto più complesso nei meccanismi, nei sui equilibri e nel controllo, rispetto al bianco nero, sebbene quest'ultimo mi consenta con più facilità di far concentrare l'osservatore sulla mia idea, senza distrazioni di sorta e senza mezzi termini!
So perfettamente che serve una profondo conoscenza della questione e so (conoscendomi) che oltre alle tendenze moderne, per le quali è fondamentali conoscere i grandi professionisti contemporanei, occorre studiare il colore del passato e non solo dal punto di vista fotografico. So che occorre passare con attenzione dai colori di Matisse, dalle ombre del Caravaggio, dai rossi di Tiziano, dal Giorgione fino a Klimt ed oltre ancora, per poi fotografare "semplicemente" il colore che vediamo tutti i giorni, magari agli orari giusti! Mi viene in mente una frase mi pare sia di Klimt appunto, ma potrei sbagliarmi (andrò a rinverdire tra i miei ricordi), che offre la misura esatta della complessità della questione:

"un centimetro quadrato di blu, non è uguale ad un metro quadro dello stesso blu"…

Ed allora dalla nuova stagione Acaffina, giusto il tempo di chiudere un paio di progettino aperti ancora in bianco nero, inizierò a stressare tutti con il colore:

"siete pronti?"

Notte!!!

PS Grazie per la perla sul dialogo bianchi e neri!!!

Tutto , tutto con-vincente. Occorre solo perseverare e non disperare.

Quanto all'interpretazione è proprio al "fanciullino" che pensavo ancorchè provocato dalla prole (sapevi che il Pascoli era un discreto fotogafo, e per forza dei tempi, in bianco e nero?).

Andiamo avanti, e le schiacciate lasciamole a mia moglie che ne va ghiotta.
Ma, ai miei tempi, il beniamino che restava nei cuori non era la "pulce" Nello Greco quanto il ragionatore Toni D'Alessandro; poi venne Fabrizio Nassi e la Paoletti vinse il campionato (io di quell'avventura feci, casualmente, parte). Ti ringrazio per questo provocato ricordo di gioventù.

PIppo

Alberto cova i suoi demoni ed accende i miei!

Dall'interessante discorso iniziato da Alberto vengono fuori, a mio parere, alcuni interessanti interrogativi:

1. La fotografia è arte? ... e ...

2. Cosa è l'arte? ... e per estensione ...

3. Cos'è la fotografia? ... e ancora ...

4. Fino a che punto si può estendere la libertà creativa del fotografo?

Lungi da me la presunzione di avere una risposta a questi interrogativi "esistenziali", anche se ... dopo un annetto di ACAF e qualche lettura, qualche idea me la sono pur fatta, sia pure ancora grezza. Ma questo non è il momento per le "mie" risposte ... piuttosto attendo speranzoso le "vostre", nella speranza di trovare il tempo di organizzare le idee per esporvi le mie opinabili teorie.

....

"La filosofia va studiata non per amore delle risposte precise alle domande che essa pone, perché nessuna risposta precisa si può, di regola, conoscere, ma piuttosto per amore delle domande stesse." (Bertrand Russell, I problemi della filosofia).

I miei più filosofici saluti.

Emanuele

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Provo a sintetizzare spiegando il mio punto di vista su un paio di concetti e poi provandoli a combinare insieme.

1. La tradizione fotografica più vicina ai nostri giorni (penso a Cartier Bresson, Scianna e Gardin giusto per intenderci) è certamente caratterizzata anche da un meraviglioso bianco nero, completo dell'intera scala dei grigi. Bene questa tradizione fotografica, di cui ognuno di noi volente o nolente è pervaso, è certamente arte. Da qui, a causa delle abitudini e quindi dai canoni estetici comuni, deriva probabilmente un certo e forse condivisibile sospetto nei confronti dei lavori di chi, per qualunque motivo, senta la necessità di staccarsi da questa strada maestra e nello specifico dal certo e collaudato canone del bianco nero.

2. Se Fotografia è Arte, allora il fotografo è artista? Beh, Emanuele (permettimi di aggiungere questa domanda al ricco elenco delle tue) certamente occorre fare alcune distinzioni. Un eccellente falegname è artista anche lui? Ritengo che per essere "fotografo artista" prima di tutto bisogna essere fotografo. Possedere la tecnica. Ovvio però che il fotografo che dimostra di essere tecnicamente non ha ancora dimostrato di essere artista, perché c'è differenza tra bravura tecnica ed arte! Un fotografo senza idee difficilmente risulta essere un convincente artista!

3. L'arte è principalmente IDEA! L'idea ha una sua vita, nasce come innovativa per sopirsi come tradizione. Nella fase in cui è innovazione, essa si configura come avanguardia, come devianza (secondo l'eccellente definizione di Carmelo Strano). La devianza lascia un cammino noto e consolidato a vantaggio di percorsi insidiosi solitari e ben lontani dal conosciuto. Nel tempo questi cammini vengono sempre più frequentati ed accettati e si trasformano spesso a loro volta in percorsi noti, da seguire e percorrere in attesa di un nuovo ciclo e di una nuova devianza. Pensate per un momento ad un quadro di Picasso, quanto strano e non consono, lontano dagli abituali ritratti nel suo tempo doveva apparire ai più.

4. L'idea è un'intuizione, non la costruisco, arriva quando arriva e se arriva devo essere a coglierla. Certamente però ognuno ha un suo modo per mettersi nelle migliori condizioni per trovarla: c'è chi legge, chi va al cinema, chi la cerca in una fase di dormi veglia, chi beve, chi fuma. Una volta riconosciuta l'idea serve certamente una grande componente tecnica per poterla esprimere sotto forma d'opera.

Combinando questi 4 concetti, mi convinco sempre più, che se bruciare i neri da semplice "errore" può essere intesso come mezzo per esprimere un'idea (che deve però esistere), anche se si esce da canoni abituali: niente di male, anzi si potrebbe essere alle porte di una possibile "devianza" (ma magari, direi). Si è certamente nel campo di un modo diverso di presentare fotograficamente un'idea, oggi a dirla tutta neanche poi così innovativa, ma non credo più ci si debba lasciare tentare da facili sottolineature blu!
Respingere senza tentare di capire potrebbe trasformarsi in ignoranza o supponenza.
Attenzione però, questo vale in entrambe le direzioni… Respingere un percorso alternativo solo perché tale e distante dal conosciuto o dal certo, senza prima tentare di capire è lo stesso tipo di errore di chi tenta di lasciare un percorso noto, senza prima averlo studiato, conosciuto e fatto proprio. Ricordiamo che Picasso prima di lasciarci in eredità il Guernica, studiò per anni i canoni classici della pittura fino a divenire un abilissimo ritrattista secondo tradizione.

Ed adesso… provate a convincere Federico ad andare a ninna!!!
Notte
Alberto