Poco prima del silenzio
Le fotografie di Antonio Tudisco sono un viaggio nel sogno. O, come lui stesso sottolinea, sono la cristallizzazione di un processo di trasformazione. Nascono alla fine di un percorso personale tragico e doloroso, che esprimono con la forza dei neri potenti, dell’indefinito di alcuni soggetti. Sono il frutto di un percorso emotivo, come se la volontà dell’autore avesse ceduto il passo alla magia dell’inconscio. Sono fatte di silenzi, queste fotografie. Di momenti di vita in cui le parole si fanno da parte, lasciano spazio alla riflessione, all’intimità, alla ricerca del tempo. “Ritengo, afferma Antonio, che la mancanza di un senso della durata e della percezione del tempo sia un punto debole della fotografia, quindi sperimento altri modi per evocare l'aspetto del tempo nel mio lavoro. Ad esempio, creando immagini che si riferiscono a ricordi, sogni o paesaggi mentali che consentono allo spettatore di fare un viaggio nel tempo”. E’ un lavoro inquietante questo “Poco prima del silenzio”, e anche quando l’autore si sofferma su un gioco d’aria e di vento (le nuvole e il cielo, uno strano oggetto che ricorda la lievità di un soffione) lo fa con l’intensità di volerci parlare di una realtà che si sta manifestando nel suo tragico e complesso percorso e di cui, tuttavia, lo stesso autore ne sembra inconsapevole. Sono immagini che confondono l’osservatore, che sovvertono le regole della visione, dove il piccolo si fa grande e il visibile si confonde con l’invisibile. Il vero protagonista di queste immagini sembra essere la luce, sia quando si manifesta con la forza dei bianchi accesi e violenti, sia quando sparisce nei neri profondi. La luce che diventa complice delle nostre percezioni, e della nostra intimità più profonda.
Massimo Siragusa