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Re:Sabina Broetto: considerazioni personali (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Re:Sabina Broetto: considerazioni personali
#9671
PipPap (Utente)
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Sesso: Maschio Ubicazione: catania Compleanno: 1952-11-11
Sabina Broetto: considerazioni personali 7 Anni, 7 Mesi fa Karma: 9  
“Poso, so che sto posando; voglio che voi lo sappiate, ma questo supplemento di messaggio non deve minimamente alterare … la preziosa essenza della mia persona” (Roland Barthes.)

Che la realtà attorno a noi possa risultare, a una prima indagine, alquanto complessa se non proprio complicata, è un’esperienza che possiamo in qualche modo condividere; altrettanto complessa e complicata è, però, la realtà dentro di noi; e, tra le due, le linee di corrispondenza, se ci sono, non sempre ci aiutano (sempre che riusciamo a trovarle).
Proviamo, spesso, a mettere ordine in queste realtà avvalendoci dei mezzi che l’umanità, da sempre, ha adoperato per comunicare, indagare, spiegare o interpretare.
Tra questi mezzi, abbiamo sperimentato come l’arte, con i suoi strumenti e le sue applicazioni, spesso si sia rivelata idonea e capace a mettere in luce la natura del nostro mondo e del nostro io.

Sabina Broetto adopera, a mio sommesso parere, le sue eccellenti capacità fotografiche lavorando in questa prospettiva, privilegiando, tra i generi fotografici, il ritratto della persona umana, anzi l’autoritratto tout court.
Le prove fornite in tal senso - maturate sia in personali progetti che all’interno di collaborazioni artistiche con i valorosi esponenti del Circolo Fotografico di Figline Valdarno – parlano di un insistito ricorso al genere “autoritratto” come bisogno tutto femminile di emanciparsi dai cliché della fotografia e, così, passare dal posto del fotografo a quello del fotografato, rimanendo artefice del risultato finale ma mettendosi in gioco in prima persona ovvero trasformando la rappresentazione in una perturbante riflessione, magari “puntando l’obiettivo contro se stessa” (come sapientemente sintetizzava Giuliana Traverso).
Infatti, di là della rappresentazione della persona in posa, che potrebbe essere accusata di narcisismo o, peggio, d’individualismo, la nostra Autrice, con discrezione e controllo, lascia trasparire quelli che Heidegger chiamava “i piccoli graffi dell’anima”.
Piccoli graffi come bagliori, come ferite, che personalmente intravedo, se mi è consentito, nel coraggio dell’esibizione, nella controllata volontà di costruire una posa lontana e autonoma rispetto alle regole convenzionali del ritratto ma anche dal ricorso a stratagemmi visivi come i rimandi metaforici, gli schermi simbolici, le maschere o i travestimenti.
Insomma “Sabina interpreta Sabina” potremmo dire, come se la fotografa intendesse la sua medesima persona un’opera d’arte. C’è molto della fenomenologia teatrale in queste sue operazioni; ma non è, forse, il teatro il miglior doppio, il rimando, l’eco di cui disponiamo oltre la memoria?

E’ il rischio insito in ogni autoritratto, splendidamente espresso già da Botticelli come da Michelangelo, dall’ottimo Ligabue - in questi giorni, grazie a Sgarbi, in mostra al nostro Castello Ursino - fino alla perspicace indagine di Hitchcock nel film “Vertigo” ovvero “la donna che visse due volte”.
E cito questi esempii non per vanitosa esibizione ma perché li ritengo utili per penetrare nell’importanza tematica e poetica della nostra fotografa la quale, opportunamente, non rincorre i preziosismi fotografici o i percorsi storici del ritrattismo tradizionale quanto un’ispirazione, forse una corrispondenza (che dichiara) con l’opera di Francesca Woodman, fotografa americana, formatasi anche in Italia, che affidò alla fotografia la treccia di drammatiche esperienze che si conclusero col suicidio (e quindi con una rinunzia) laddove la nostra Sabina, da quegli intrecci muovendo, procede fotograficamente per riprendere il bandolo, per sciogliere la matassa della persona e dell’esistenza.

E si gioca pure un'altra carta.
Ecco, infatti, la necessità di accostare ai ritmi visivi dei suoi colori e dei suoi bianconeri, il cadenzare sonoro dei suoi versi. Sono opportune protesi inventate dalla poetessa che è in lei, complementari alle emozioni sorprese sul proprio volto dall’obiettivo di lei medesima.
Tante volte il gesto fotografico ha incontrato il verso poetico: Lee Masters, Leopardi, Sinisgalli, Quasimodo, Luzi, Prevert, hanno supportato corrispondenze fotografiche eccellenti, ma erano due i soggetti al lavoro. Qui abbiamo due espressioni che nascono dalla stessa fonte (che io sappia, riscontro precedenti solo in Mario Giacomelli.)
E in Sabina sono ridondanze di sostantivi, aggettivi, verbi e avverbi che in stringate e sorvegliate versificazioni intendono ricordarci che l’emozione espressa e contemplata nel suo volto non è l’incipit di un cupio dissolvi ma la concreta esperienza della vita quotidiana di una donna, fatta di ciccia e di emozioni, desiderosa solo di comunicare, con chiarezza di parole e concretezza di immagini, a costo di ritrovarsi con taglienti vetri rotti a posto di tante riflessioni (citazione di un suo verso).
Laddove Man Ray, Claude Cahun, Mapplethorpe ma anche Cindy Sherman e la Woodmann di cui sopra, offrono se stessi per trasmettere turbamenti e provocare turbamenti, la nostra Broetto ricorre intelligentemente alle radici della sua cultura per distillarne, ancora una volta, una verità sulla quale concordiamo ovvero che la “rappresentazione” della nostra esistenza può essere più vera e convincente dell’esistenza stessa".

A confermarcelo c’è un tale Pirandello che sempre ci accompagna, almeno qui in Sicilia; c’è anche un tale Barthes che abbiamo voluto invitare in apertura di questa breve nota.
 
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Ultima Modifica: 2016/09/21 00:11 Da PipPap.
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#9673
Francesco Fichera (Utente)
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graphgraph
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Re:Sabina Broetto: considerazioni personali 7 Anni, 7 Mesi fa Karma: 0  
Sabina Broetto ospite ACAF,
sorprende la profonda anima artistica e poetica di una fotografa che tra i propri progetti, spicca l'originale stile per il quale lei stessa si definisce Self Photografer.
Si rimane colpiti da quei ritratti, che non riesce ad affidare ad alcun soggetto umano se non lei, perchè solo così riesce a soddisfare l'unico vero sentimento che desidera comunicare a chi la osserverà.
L'autoscatto significa essere esecutori e soggetto, dove staccandosi dall'oculare, non rimane altro che proiettare nella propria mente la scena che si vuole catturare.
In questa serata, Sabina ci mostra una delle massime espressioni di quest'arte.
La Platea, assorta da questi scatti, completate dai versi di questa splendida poetessa, si è regalata una serata imperdibile, piena di emozioni.

Francesco Fichera

L'album della serata al link:
https://www.acaf.it/gallerie_eventi/SabinaBroetto/

 
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Ultima Modifica: 2016/09/22 10:02 Da mary.
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