ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

Che magnifica sorpresa! L’amico Enzo Carli è di nuovo tra noi.
Di nuovo, qui per confidarci una passione simile alla nostra, e quindi la volontà tenace, risoluta, libertaria di dare visibilità a quanto riflettiamo del nostro mondo interiore sulla superfice del reale che sta davanti ai nostri obiettivi, a quanto suscitiamo con il nostro sguardo sulle cose e sulle persone che ci circondano.
Una confidenza, la sua, che muove da lontano e che è rimasta costante, quasi un fil rouge, in tutti i suoi studi, in tutti i suoi contributi, in tutte le sue testimonianze.
Libri, seminari, conferenze, mostre sono stati gli strumenti con i quali, discretamente ma con forza, ha trasbordato l’eredità della scuola del grande Cavalli e dell’amato maestro Giacomelli, dentro la storia più recente della fotografia italiana.
In tal senso le posizioni teoriche da lui elaborate ed espresse nel manifesto de “I nuovi Guerrieri” e, ancor, più in quello del “Passaggio di Frontiera” sono state le fondamentali tappe per aprire nuovi orizzonti alla ricerca fotografica ed avvertirla delle sue possibili involuzioni e contraddizioni storiche ed artistiche.
Ricalcando il sentiero analitico già tracciato da Ugo Mulas ha, con i suoi compagni di avventura e di poesia - come lo stesso Giacomelli, Berengo Gardin, Erba, Cutini - riproposto regolarmente le “Verifiche” come momento di confronto e di dibattito intellettuale offerto e donato all’esperienza fotografica tout court; un confronto del quale ancora non abbiamo elaborato concretamente i corollari derivati.
Il prof, Enzo Carli, pur operando, coni suoi libri e le sue mostre, in un campo di ricerca accademica e professionale, ha guardato con simpatia ed entusiasmo alla fotoamatorialità italiana rintracciando nella medesima quell’atteggiamento di libertà della visione e della fantasia che ci ha insegnato in tante circostanze.
Bentornato e benvenuto. (P,Pappalardo)

Il nostro amico cli confida, inoltre, che la fotografia è come "una porta sullo sguardo" (titolo di un suo libro) che ci impone di capire il senso, il significato, la direzione della nostra visione, costringendoci a verificare il valore strumentale della visione stessa ed estraendone ed evidenziandone il quoziente estetico. Purtroppo questo dinamismo intellettuale, oltre che artistico, si è alquanto assopito negli ultimi anni costringendoci a rivedere tutta la fenomenologia della vicenda fotografica per capirne le evoluzioni, per anticiparne gli esiti futuri, Allora diventa opportuno riprendere un linguaggio che faccia piazza pulita degli aspetti modaioli, meramente suggestivi della fotografia e riprenda, in maniera storicamente fondata e criticamente supportata, il suo compito originale: raccogliere e rappresentare un deposito di senso, divenire un pretesto per pensare. Giunge opportuno, quindi, il suo grido di allarme, per i troppi interventi culturali non troppo onesti intellettualmente; giunge opportuna la sua parola di fiducia per chi, compromettendosi con le potenzialità dello strumento fotografico, vive fiduciosamente l'avventura dello sguardo.