Né di Venere né di Marte ….
Ci si sposa o ci si parte, né si dà inizio all’arte” recita il proverbio.
E noi, invece, sfidando l’antica saggezza, abbiamo dato seguito agli incontri in teleconferenza; anzi, abbiamo cercato di innovare sulle modalità di queste serate cercando un’originalità che non si affidasse alla messa in mostra dell’opera o dell’autore, ma cercasse di penetrare nelle ragioni dell’esperienza fotografica, individuandone le necessità esistenziali e i possibili punti di raccordo, di congiunzione, con l’esperienza dei tanti compagni di avventura e di poesia.
Ieri sera tre uomini ed una donna hanno cercato di estrapolare dalle loro esperienze vissute un possibile itinerario che permettesse di trasformare il lavoro fotografico di Roberta Giuffrida (la donna del quartetto), e farlo divenire il piano d’incontro per riflettere sul paesaggio e la scena del mondo, su tematiche come il tempo e lo spazio, su concetti difficili come l’identità territoriale e identità storica.
Qualcuno attendeva più immagini? Magari qualche gioco di prestigio visivo?
Non era questo l’itinerario sul quale camminavano gli organizzatori. La serata era stata si presentata all’insegna di alcune preziose parole - percorso, progetto, proposta - ma, e ve ne sarete accorti, si è trasformata in una sincera, onesta, sommessa, consapevole “confidenza” nella quale, grazie a Roberta G., ognuno di noi ha ripreso le riflessioni eterne racchiuse nelle immagini che eternamente formuliamo e che costantemente cerchiamo di risolvere (domandandoci perché le abbiamo realizzate).
Ringrazio, pertanto, i miei compagni di strada, i quali hanno vissuto la serata in uno spirito di servizio per qualcosa che condividono.
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