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Discussione: E' ancora martedì
#10526
PipPap (Utente)
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graphgraph
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Sesso: Maschio Ubicazione: catania Compleanno: 1952-11-11
E' ancora martedì 3 Anni, 10 Mesi fa Karma: 9  
“Sembra un quadro” disse il signore guardando la fotografia.
Il fotografo, autore dell’immagine, si risentì per quella definizione che avvertì, peraltro, come un affrettato giudizio sulla sua opera.
“Sembra una fotografia” disse la signora guardando il dipinto.
Stavolta a risentirsi fu il pittore che aveva realizzato il quadro, che avvertì nel paragone quasi la denuncia di un certo virtuosismo fine a se stesso.
Rammento, ancora, l’amico Scianna quando sorride amaramente ogni qualvolta, lo chiamano “artista”.

La storia della fotografia ha sempre vissuto l’inevitabile, ma improprio, accostamento delle due tecniche di rappresentazione visiva, ma solo la storia dell’arte (quella seria) ne ha saputo tracciare con giudizio e obbiettività le differenze peculiari e i limiti sostanziali di ognuna.
Il nostro fotografo, Damiano Errico, ieri sera ci ha condotto simpaticamente dentro questa centenaria prossimità: fotografare con i pennelli o dipingere con le lenti?
Ben consapevole di tanta secolare problematica, il fotografo tiene la medesima sotto controllo; e ci riesce in virtù della padronanza di una disciplina laddove virtuosismo tecnico ed ispirazione poetica assecondano il suo estro e il suo bisogno estetico fotografico.
Togliete, infatti, l’allusione alle grandi tele dei musei e appare il fotografo; annotate la sottigliezza dei dettagli e la diversa modalità di rappresentare il tempo e rispunta, daccapo e sempre e soltanto, il fotografo.
Il fotografo ha bisogno di una materialità di riferimento, di una concreta tangibilità per incontrare con il suo strumento la realtà.
Non è un dettaglio di poco conto veder trionfare il pittore e, intanto, attenuarsi il carico psicologico, sensuale , materico, ridotto a mero resoconto estetizzante.
ll nostro amico tenta, però, di aggiungere al suo incontro qualcosa che spesso manca all'istante fotografico; cosicché recupera dalla sua esperienza pittorica l’elaborazione di un’atmosfera, di una scena magari più teatrale, in una parola “una messa in posa”, laddove la volontà rappresentativa del fotografo organizza la visione, non intercettando semplicemente quanto sta davanti ai suoi occhi, ma organizzandolo in ogni minimo particolare seguendo il suo "progettato" senso artistico e professionale.
E, magari, paradossalmente, seguendo questo percorso, raggiunge un "maggior realismo" capace di comprendere sia le suggestioni della pittura e dei suoi rimandi, sia che quelle della fotografia.
E tutto questo, e mi complimento per il risultato, si chiama teatro.
 
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Ultima Modifica: 2020/06/10 12:10 Da PipPap.
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