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F.Scianna. Il dolore vissuto (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: F.Scianna. Il dolore vissuto
#9908
PipPap (Utente)
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Sesso: Maschio Ubicazione: catania Compleanno: 1952-11-11
F.Scianna. Il dolore vissuto 6 Anni, 9 Mesi fa Karma: 9  
Vi rimetto, per vs. conoscenza. gli appunti elaborati dal sottoscritto per la presentazione del libro del fotografo Ferdinando Scianna, Il dolore vissuto.
La sovrapposizione di tanti avvenimenti non ha permesso di vivere questo momento con la solita partecipazione e testimonianza di presenza; pazienza, ci proveremo qualche altra volta.



Un libro difficile, sicuramente sofferto, scritto e composto sull’imbarazzante limen di una sincerità voluta ed invocata; e qui, la medesima, si fa immagine, scambia con parole che si concretizzano in confidenze, in confessioni, in riflessioni.

Un libro come dono, come invito collettivamente rivolto all’amico e agli amici, che Ferdinando confida, ormai, capaci di condividere il dolore vissuto.

Un libro che, qua e là, nelle precedenti opere del nostro Autore, faceva trasparire già la sua esistenza se non altro perché, anche fotografando sotto il cielo stellato ti domandi le ragioni dell’esistenza del dolore.
Anzi, proprio sotto ad un cielo stellato - metafora di altre presenze, esistenze, speranze - ti chiedi cosa sia il dolore, e come interpretarlo, capirlo, viverlo, rappresentarlo.

Verrebbe voglia di stare zitti: meglio muti che proferire parole sbagliate.
Eppure la storia dell’umanità ci consegna l’esperienza del dolore vissuto che, troppo spesso, interpella il nostro intelletto, la nostra ragione, la nostra coscienza.
Già tremila anni fa, un uomo assiro babilonese, dando il nome al figlio natogli deforme lo chiamava, trascrivendolo in una tavoletta,col nome di: “Dolore: qual è la tua colpa?”

Traspare in questo esempio il desiderio di capire, e ci si domanda “A che serve il dolore?”
E siccome la vita di dolori ne raccoglie tanti, la domanda successiva è
“a che serve vivere in certi casi”?


L’uomo, invero, si è sempre posto questa domanda ed ha risposto:
- Fatalisticamente: meglio non essere nati, rassegnamoci ad una cieca sottomissione, pensiamo al biblico Giobbe e impariamo da quell’esperienza;
- Nichilisticamente: non c’è nessuna prospettiva;
- Panteisticamente: diventa tu il dio del tuo destino
- Razionalisticamente: cerca, tenta se ti riesce, di spiegare tutto.

Tutti questi atteggiamenti, però, pensano al dolore come a un problema da risolvere, come a qualcosa che si dà, che si deve capire ad ogni costo ed invece, sommessamente, ritengo che:
Il dolore sia qualcosa che paradossalmente faccia parte della nostra energia vitale, sia quindi un’azione, una risposta-condizione evolutiva che la nostra esistenza, biologica e spirituale, continuamente prova a risolvere pur tra tante contraddizioni e difficoltà.

I poeti (Dio ce li salvi sempre accanto nei giorni del dolore), hanno dato visibilità al dolore, al nostro male di vivere: Leopardi e Montale ci hanno suggerito costrutti di parole esemplari per cominciare a riflettere.
Ma cosa ci hanno aiutato a capire?
Che c’èra una risposta fisiologica al dolore? Anche Aristotele c’era arrivato.
Che c’era una risposta razionale? Cartesio è ancora là che aspetta.
Che c’era una risposta esistenziale? Schopenhauer e Kierkegaard hanno provato a spiegarlo benissimo eppure le domande rimangono.


Invero il dolore rimane quanto di più proprio, individuale e intrasferibile possa darsi nella vita dell’uomo e della donna, ma nello stesso tempo non è un’esperienza così immediata e diretta come a prima vista si potrebbe pensare.
Nessun uomo potrebbe vivere la sofferenza e sopravvivere ad essa, se non riuscisse ad attribuirvi un senso. Costruiamo, quindi, scenari di senso entro i quali il dolore viene giustificato e compreso.
“Tragedia” e “redenzione” costituiscono le due grandi scene dentro le quali l’Occidente ha sperimentato il dolore.
Queste due visioni si sono, poi, mescolate nel tempo ma, anche, reciprocamente neutralizzate operando nuove possibili sintesi. L’esperienza del dolore nella società contemporanea non dispone più dell’integralità della tradizione e tuttavia ne sente il bisogno di salvezza e la fedeltà alla terra. L’unica fede oggi possibile sembra essere quella nella tecnica ma anch’essa, per molti aspetti, lascia increduli
L’uomo contemporaneo si pone allora tra la l’ideologia dell’uomo artificiale e i rischi del futuro. In questa nuova stretta si vive oggi il dolore. (S. Natoli)

E nonostante tutto rimangono ancora troppe domande, perché cerchiamo sempre una colpa, una responsabilità, un capo d’imputazione.
E poiché non ci riusciamo, diciamo ancora che il “dolore è nuova conoscenza, oppure redenzione, oppure ascolto”. Tutti percorsi morali o etici che ti possono portare lontano, troppo lontano.
Ed invece noi vogliamo andare vicino, stare vicino, essere prossimi all’esperienza del dolore vissuto dal nostro amico.
Lo ascolteremo, pertanto, quando, nella dedica contenuta nel libro, si ricorda della madre, e quindi di tutte le madri che vogliono cancellare il dolore dal futuro dei propri figli.
Lo seguiremo nella comune scoperta del dolore oltre i paralleli, i meridiani, i libri di storia e gli atlanti della nostra corporalità che così bene ha fotografato.
Lo seguiremo nella sofferta e combattuta tentazione, dopo tanto fotografare, di non cadere nel cinismo e conservare la passione, anzi la compassione.
E così, immagine dopo immagine, il dolore non apparirà solo la documentazione di uno schiaffo alla dignità, di un’offesa alla grazia, di uno scandalo davanti all’innocenza, di una spem contra spem; il dolore sarà passione cioè l’eterna attrazione del logos che vuol sempre capire il Caos che, a sua volta, vuole restare tale.

Ma non eri tu, caro Ferdinando, che avevi titolato un tuo libro “le forme del Caos”?

Invero, stavolta il nostro amico prova a dare una forma al dolore vissuto perché, sotto questo profilo, riconosce che siamo ancora nudi.

Seneca diceva: “Lieve è il dolore che parla, il grande dolore è muto”

Stasera, lieve è il dolore perché ne abbiamo parlato: facciamolo ancora.
 
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Ultima Modifica: 2017/07/01 17:17 Da PipPap.
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