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Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE
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Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 3 Mesi fa Karma: 2  
“per Moholy-Nagy l’errore è un mezzo inesauribile di esplorazione del medium e quindi di scoperta di altri modi di rappresentazione. Per Man Ray l’incidente è (…) una maniera di abbandonarsi al caso di far si che emergano forme visive inedite, nuovi soggetti. Per il primo l’errore è la matrice dell’invenzione, per l’altro è l’occasione di una scoperta.”

(op. cit. “L’errore Fotografico”)




Moholy-Nagy


Straordinaria secondo me la comparazione che Cheroux fa tra i due autori attraverso lo studio di fotografie che trattano entrambe di errori dovuti alla presenza dell’ombra del fotografo all’interno della fotografia (un tempo, una ingenuità da amatori, così veniva bollata nelle riviste dell’epoca). L’ombra di Moholy-Nagy all’interno del fotogramma sta ad individuare la presenza dell’operatore, sottolinea l’importanza dell’autore che utilizza un errore attraverso il medium, l’ombra di Man Ray diventa soggetto della ripresa, anzi viene anche riproposta ruotata di 90 gradi, per essere meno evidente. L’ombra diventa forma, astrazione.

(per chi ha il libro foto pag. 67 e pag. 90, 91, provvederò ad una scansione nei prossimi giorni)

 
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Ultima Modifica: 2014/01/03 17:21 Da alb.o.
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alb.o (Utente)
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Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 3 Mesi fa Karma: 2  
Torno alle due foto citate nel post precedente.

Credo sia importante sottolineare alcune differenze.

Partiamo dalla fotografia di Laszlo Moholy-Nagy, che riporto da una scansione tratta sempre dal nostro testo “L’errore fotografico”. La fotografia è datata tra il 1926 ed il 1928.





Consideriamo che in quel periodo, come detto, inserire l’ombra all’interno di una fotografia era considerato un grave errore, tipico del mondo amatoriale. Bene l’intelligenza di Laszlo stava nel riconoscere nell’ambiente amatoriale la possibilità genuina dell’esplorazione. L’amatore poteva sin da allora immaginare una Fotografia alternativa, lontana dalle regole. Laszlo a testimonianza del suo interesse per l’errore (come detto più del medium utilizzato che per il soggetto ritratto, ossia più per il “come” che per il “cosa”) scriveva che: “il nemico della fotografia è ciò che è convenzionale, sono le rigide regole delle istruzioni per l’uso. La salvezza della fotografia sta nella sperimentazione. Colui che sperimenta non ha idee precostituite sulla fotografia. Non crede che la fotografia, come si pensa oggigiorno, sia la ripetizione e la trascrizione esatta della vista ordinaria. Non pensa che gli errori fotografici debbano essere evitati; sono errori banali solo da un punto di vista storico convenzionale”. (op. cit. L’errore fotografico p. 63)

Partendo da questi presupposti Laszlo inseriva spesso la propria ombra all’interno del fotogramma, proprio al fine di ricordare che la fotografia non è una registrazione meccanica della realtà, ma che essa obbedisce alla volontà dell’operatore che gli sta dietro. Tale operatore dispone di un proprio pensiero ed una propria volontà, pertanto se egli decide di includere un’ombra all’interno dell’immagine, tale volontà deve essere rispettata e quanto meno riconosciuta.

Nel caso della fotografia proposta, l’ombra del fotografo al centro del fotogramma insieme a quella della foto, è volutamente composta all’interno del fotogramma proprio a ricordarci che non esiste solo la luce e che la luce può esistere proprio grazie all’esistenza dell’ombra. Ecco allora che, l’errore ombra in fotografia per Laszlo ha la stessa dignità degli altri elementi che compongono la realtà ed anch’essa si tramuta in un segno. Questo particolare segno denuncia per di più l’esistenza del fotografo, della sua volontà e del suo pensiero. Attraverso il mezzo meccanico, il fotografo rappresenta una qualsivoglia realtà, che funge dunque quasi come da pretesto.
 
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#8480
alb.o (Utente)
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Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 3 Mesi fa Karma: 2  
La fotografia di seguito proposta (o meglio le due versioni della stessa fotografia di Man Ray che seguono) è stata descritta in versione orizzontale su “View” nel 1943 da Man Ray con queste parole: “un’istantanea accidentale di un’ombra fra due altre accurate pose di una ragazza in costume da bagno”.



Illuminante?
Ovviamente no!
Una frase così non può aiutare a capire, anzi semmai può solo nutrire il senso di estraniazione da parte di chi guarda.
Cosa voleva dire Man Ray? Dove voleva indirizzarci?
Sei anni prima Man Ray in un suo libro – spiega Cheroux – aveva pubblicato la stessa foto (verticale), con la didascalia “Passaggio tra due scatti fotografici”. Si tratta di un’ombra di una balaustra e dell’ombra del fotografo mentre scatta la foto (riconoscibile nella verisone orizzontale). Un singolo scatto visto e realizzato nel frangente di una sequenza di foto a ragazze in costume da bagno (come riscontrabile dalla completa serie in possesso del Centre Pompidou a Parigi).
Ecco che l’ombra come detto in precedenza a differenza delle intenzioni di Laszlo Moholy-Nagy, non intendeva arricchire l’immagine attraverso la presenza dell’autore protagonista, ma si proponeva di ricercare una sorta di valorizzazione del soggetto ripreso a scapito dell’autore.
 
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Caristofane (Utente)
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Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 3 Mesi fa Karma: 2  
Continuo a seguire con interesse le tue somministrazioni di cultura fotografica predigerita. In questo mondo di analfabetismo visivo imperante, mi auguro che questi tuoi piccoli Bignami possano essere stimolo ai lettori per adeguati approfondimenti. Se così non sarà avrai almeno aggiunto un piccolo tassello culturale, seppur concentrato in brevi compendi, che non potrà che far bene allo sviluppo culturale del lettore.
Non posso fare a meno di eloggiare la tua disponibilità nel rendere fruibili argomenti complessi, caricandoti l'onere di redigere questi manualetti, continua così se riesci a trovarne il tempo.
Emanuele
 
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alb.o (Utente)
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Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 3 Mesi fa Karma: 2  
Bignami... mmm! Diabolico trucco! Ricordo bene... ricordo però che funzionava meglio con chi aveva memoria! Con me non aveva un grande effetto, mai avuto (purtroppo) memoria ed allora o capivo i concetti o non c'era modo di ricordare nulla!

Più che un riassunto, in queste pagine tento di fare un ragionamento, o meglio tento di costruirne uno incasellando passaggi logici uno dietro l'altro, senza necessariamente dover arrivare a dimostrare nulla, anzi spesso facendomi un'idea sempre più precisa e prendendo posizione man mano che le "riflessioni" vanno avanti!

Ovviamente è come intendo io questo piccolo spazio... Se vuoi è un mio quaderno di appunti, che man mano si arricchisce!

E' pubblico probabilmente per due motivi.

1. Credo nella sinergia e nella condivisione! Non devo diventare più o più bello di nessuno, ed allora non occorre nascondere quel poco che scopro a nessun altro... Siamo tutti liberi di leggere o non leggere, se qualcun dovesse fare il furbo (so che tra queste pagine c'è spazio per articoli, tesine, etc.) credo sia un problema suo!

2. E' uno stimolo per me stesso a saperne di più... e come se da qualche parte abbia lasciato qualcuno ad aspettarmi per continuare un dialogo, un proseguo di alcune chiacchiere da Bar con un tema... ecco che allora tutto ciò mi stimola, e nonostante la stanchezza in alcuni momenti, trovo il tempo per prendere in mano un libro o per scrivere poche nuove righe! In questo modo, riprendo il dialogo con il mio interlocutore immaginario... e vado avanti!

Capisco comunque il senso del tuo post Emanuele e ti ringrazio, ognuno (tra chi legge - che ringrazio già solo per questo) tragga le conclusioni faccia proprio questo discorso come meglio creda! grazie sempre ed andiamo avanti!

Alberto
 
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Ultima Modifica: 2014/01/16 16:23 Da alb.o.
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Caristofane (Utente)
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Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 3 Mesi fa Karma: 2  
Vabbè, si, mi hai capito.

Chi studia sui Bignami vuole solo il succo, non vuole perdere tempo ad approfondire la materia. Ma talora al contrario leggere il succo può essere lo stimolo ad approfondire.
Tu fai il lavoro contrario, approfondisci e ci offri su un piatto belle e pronte le conclusioni. Certo sarebbe utile che ognuno facesse il suo percorso, ma in mancanza di meglio... almeno il succo lo bevi in un attimo ed il tempo si trova.
Al contrario per me e, ritengo, per tanti altri, sono stimoli per risalire il tuo percorso al contrario, dal risultato alla fonte.
Percorsi ai quali da solo magari non avrei pensato.

Per la condivisione, magari condividessero in tanti... sai che mole di lavoro potrebbe venir fuori! Ma c'è tanto da lavorare per poi condividere.

Andiamo avanti, chissà...

Emanuele
 
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