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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI
#8156
alb.o (Utente)
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 2  
Carissimo Pippo,
le tue parole non possono che lasciarmi felice. Con il sorriso e sempre senza prendersi troppo sul serio (se sapessi solo 1/10 di quello che sai tu), non posso far altro che constatare come, nonostante "hai stato malato", dietro ogni tuo intervento, si annidino sempre espliciti e meno palesi spunti su cui, ovviamente, "riflettere".

Inizio con il ringraziarti per il pertinente e quanto mai gradito dialogo, tra Umberto Eco e la sua immagine riflessa, che mi hai donato! Ovviamente riguardo il libro… la mia è solo una grande curiosità per il modo con cui è stato pensato, editato e stampato... da qui il piccolo "consiglio" che mi sono permesso di lasciare tra queste pagine, lungi da me impossessarmi di onori ed oneri che non saprei gestire, in quanto non all'altezza (ma so che di scherzo si trattava)...

Pippo: ma viva l'effimero; il passaggio le trasformazioni non hanno età, (men che meno in "ailatI" ) . Io ti seguo, lo sai, raccolgo i tuoi insegnamenti e vado avanti nel tentativo di riagguantare tanti anni di "non sapere", che mi hanno tenuto lontano dalla fotografia… Quindi di rincorsa si tratta nel tentativo di recuperare… tutto qui! So studiare, questo si, in tanti anni i miei maestri mi hanno lasciato parecchio, dunque lo metto in pratica nelle mie "ore piccole".

"Sic transit gloria mudi"!. Partendo dalle tue splendide riflessioni quotidiane che ci hai donato, ti in-seguo attraverso lo sguardo "perplesso" di tua moglie, passando per il "de rerum naturae" ed il vanitas vanitatum del Qoelet, colgo i tuoi assist e mi accingo a cercare anche un altro tipo di riflessioni e riflessii. Le tue considerazioni, non possono che trasportarmi su un altro piano ed il pensiero vola ad un tuo Maestro. Così ti faccio anch'io un regalo prima di un ulteriore doveroso passaggio.




Si chiama guarda caso "Spiaggia Riflessi" e come sai è di Mario Giacomelli


”Certe giornate non faceva niente. Perchè è come se tu ti vedessi in uno specchio, e non sempre hai il coraggio di vederti. Ci sono delle volte che vorresti che non avessero mai inventato lo specchio, perchè quell’immagine sei tu, sono i tuoi figli, è tua madre. Ognuna di queste immagini è il ritratto mio, come se avessi fotografato me stesso. Non ho niente contro i vecchi o contro l’ospizio. Solo contro il tempo, questo presente che non esiste mai, già il momento in cui parliamo è fatto un po’ di prima, un po’ di dopo, di passato e di futuro. Là dentro lo senti ancora di più, come un coltello puntato contro il tuo cuore, ogni cosa ti concerne e ti ferisce.”

Mario Giacomelli.
 
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Ultima Modifica: 2013/08/28 10:26 Da alb.o.
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#8157
alb.o (Utente)
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 2  
"Mare" di Mario Giacomelli




"(...) Il flusso traumatico del tempo e l'esistenza appiattita del quotidiano mi portano a fotografare e a sognare di poter uscire da ciò che è già stabilito e volare nel territorio luminoso dell'immaginario. Lo scavalcamento della realtà mi fa sentire il pulsare di una diversa vitalità e mi aiuta ad aggiungere realtà a realtà, cambiata nel segno e nella forma per produrre nuove domande, in libertà creativa che è per me linguaggio e rappresentazione dell'anima, l'intrigo con le cose grandi della vita, perché esse si donino con un nuovo significato. Non fotografo ciò che vede il mio occhio, ma la mia anima, le foto chiedono non tanto di essere capite, ma interpretate, sono documenti del mio pensiero, sono percezioni e sensazioni."

"(...) il mondo dell'Uomo, di colui che non sa più la distanza reale tra se e il resto dell'esistente, un mondo fatto di punti di partenza smarriti, quindi strade piene di gente senza direzione, quindi mete che appaiono irraggiungibili, un miraggio collettivo: in verità siamo solo un riflesso di quello che potevamo essere, non esiste più nulla se non la grafia dell'ultimo osservatore, segni di un linguaggio ottico che raccontano e svelano verità sul mondo attraverso l'immagine d'un sasso, un paio di labbra, un ferro, anche un solo segno nero basta. Per Mario Giacomelli esiste un Anima del mondo, un'unica Energia e ha dimostrato che quando cambia la visione sensibile a Senigallia, cambia anche a New York, come nel resto del mondo e viceversa."

da www.mariogiacomelli.it


"(...) "quando vedo attraverso lo spessore dell'acqua le piastrelle sul fondo della piscina, non le vedo malgrado l'acqua e i riflessi, le vedo proprio attraverso essi, mediante essi. Se non ci fossero queste distorsioni, queste zebrature di sole, se vedessi senza questa carne la geometria del fondo piastrellato, proprio allora cesserei di vederla quale è, dove è, vale a dire più lontano d'ogni luogo identico. L'acqua stessa, la potenza della massa acquosa, l'elemento sciropposo e luccicante, non posso dire che sia nello spazio; non è altrove, ma non è nella piscina. L'acqua abita la piscina, vi si materializza, ma non vi è contenuta, e se alzo gli occhi verso lo schermo dei cipressi dove gioca il reticolo dei riflessi, non posso negare che l'acqua visiti anch'esso, o almeno vi riverberi la propria essenza attiva e vivente." (Maurice Merleau-Ponty "L'occhio e lo spirito" ed. ES)"

da www.mariogiacomelli.it
 
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Ultima Modifica: 2013/08/28 02:46 Da alb.o.
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#8158
alb.o (Utente)
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 2  
...infine, visto che poi ci si prende gusto... a proposito del tuo "Trattatello" ...e già mi sento male... un libro (hihhhhhihihi) fortutitamente incontrato su internet scrivendo per curiosità "dissipatio humani generis" su google.

Non lo consoco, non l'ho letto (provvederò), ma il contenuto del risvolto, mi pare molto pertinente alle nostre riflessioni.


Guido Morselli
Dissipatio H.G.
ADELPHI
1985, 12ª ediz., pp. 154
poco meno di 20 euro




Il RISVOLTO

Ultimo romanzo di Morselli, di pochi mesi precedente la sua tragica scomparsa, Dissipatio H.G. (dove H.G. sta per Humani Generis) è anche il suo libro più personale e segreto, l’unico dove questo maestro del mimetismo ha scelto di porsi direttamente sulla scena. E lo ha fatto in modo così illuminante ed emblematico da far pensare a una confessione che valga da consapevole gesto di congedo. Il protagonista di Dissipatio H.G., uomo lucidissimo, ironico, ipocondriaco, e soprattutto ‘fobantropo’, attirato da un feroce solipsismo, decide di annegarsi in uno strano laghetto in fondo a una caverna, in montagna. Ma all’ultimo momento cambia idea e torna indietro. Il genere umano, proprio in quel breve intervallo, è scomparso, volatilizzato. Per il resto, tutto è rimasto intatto. Così, paradossalmente, l’umanità è ora rappresentata da un singolo che era sul punto di abbandonarla e che, comunque, non si sente adatto a rappresentare alcunché; neppure, a tratti, se stesso. Comincia allora un appassionante monologo, sullo sfondo della solitudine assoluta e di un silenzio rotto soltanto da qualche voce di animale o dal ronzio di macchine che continuano a funzionare. Ed è un monologo che presto si trasforma in un dialogo con tutti i morti, tenuto da un unico vivo che a momenti pensa di essere anch’egli morto. Riaffiorano spezzoni di ricordi, particolari sepolti riemergono come decisivi e, mentre i pensieri si affollano, l’anonimo protagonista cerca dappertutto un qualche altro sopravvissuto, vaga fra luoghi odiati e amati, fra le sue montagne e Crisopoli (chiaramente Zurigo). Tutto è uguale, eppure tutto è per sempre trasformato. Il mondo è ora popolato soltanto da «oggetti vicini e irraggiungibili, noti e irriconoscibili, sfigurati». Ma non è certo un mondo innaturale: anzi il sopravvissuto è spesso sfiorato dal sospetto che proprio in questa forma di sterminato magazzino e indifferente sepolcro esso raggiunga, in certo modo, la sua verità. Rimane, comunque, il gigantesco interrogativo sul destino degli scomparsi. Che l’umanità sia stata «angelicata in massa»? O si tratti di una inaudita migrazione turistica collettiva? O di una silenziosa apocalisse? E l’unico sopravvissuto è un prescelto o, proprio lui, il condannato? Morselli ci fa attraversare con mirabile sottigliezza tutte le reazioni del sopravvissuto, che vanno da una sinistra ironia e, quasi, euforia, alla «superbia solipsistica», finché a poco a poco si fa strada in lui un’angoscia senza confini. E, mentre il delirio lievemente corrompe ogni residua certezza, il protagonista si abbandona a cercare le improbabili tracce di un amico dimenticato, unico ricordo di rapporto reale che gli resti della sua vita precedente. C’è qualcosa di disperato e, insieme, di sereno in queste pagine, fra le più belle di tutto Morselli – e certo le sole in cui accetti di far trasparire la sua dura pena personale. E c’è, alla fine, una grande immagine in cui convivono, pacificati, tutto e il contrario di tutto: nelle strade deserte di Crisopoli-Zurigo, coperte ormai da uno strato leggero di terriccio, crescono piantine selvatiche. Nel Mercato dei Mercati spuntano, ignari, i ranuncoli e la cicoria. E l’ultimo uomo, che già era stato del tutto solitario fra gli uomini, siede e aspetta.


Buona notte e buona riflessione!

Alberto

 
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Ultima Modifica: 2013/08/28 10:30 Da alb.o.
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PipPap (Utente)
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 9  
Studiare, è vero. Occorrono i maestri. Occorre il piacere e, di seguito, la volontà.

Ed è assolutamente vero che questa tua franca, e gioiosa quanto serena, dichiarazione è la cosa più importante che trattengo.
E la riprova sta nel diletto che ne trai e che riesci a comunicare, a contagiare.

Quanto alla "dissipatio h.g.", è anch'essa visivamente, emozionalmente, un riflesso. Lo penso, e con una certa inquietudine.
Il rimpianto Morselli è stato a lungo sul mio comodino, e accanto al cesso, come lui avrebbe gradito; è stato centellinato e utilmente vissuto per una stagione della mia vita.

Invero, era uno stuzzichino quello che ti porgevo ma dalla radice sei arrivato alla foglia e viceversa. Mi interessava farti giungere dei messaggi latu sensu criptati perché ancora non maturati, o ancora disturbati.
Ma devo riconoscere che sai leggere egregiamente tra le righe e l'interspazio che lasciamo, per noi, non è mai un vuoto privo di senso.

Che dirti, benvenuto nell'officina delle emozioni e nel laboratorio delle idee?
Ci sei da tempo ed hai familiarità assoluta con gli attrezzi.

Eppure, tanti auguri.
 
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#8160
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 2  
Grazie Pippo…
I tuoi incoraggiamenti sono preziosi! La direzione pare sia dunque quella giusta!

Da Mario Giacomelli ad Enzo Carli il tragitto è davvero breve, oltre che doveroso, dato il prossimo appuntamento ACAF del 10 settembre. Rimanendo in tema delle nostre riflessioni, cerchiamo i “riflessi” nella poetica di Enzo Carli.


 
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#8161
alb.o (Utente)
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 2  
Enzo Carli (1949)


Sociologo, giornalista, fotografo italiano.

“Affettuoso allievo e amico di Mario Giacomelli, è autore di saggi e pubblicazioni sulla fotografia e sulla comunicazione per immagini. È stato consulente di enti pubblici e privati sulla fotografia a livello internazionale; direttore artistico di Human work, progetto europeo sulla fotografia, ha collaborato con la Biblioteca Nazionale di Francia e il Metropolitan Museum di Fotografia di T0kyo. Già docente di comunicazione, sociologia e cultura della fotografia e di comunicazione presso Università ed Istituti superiori, è attualmente professore di fotografia all’Università Carlo Bo di Urbino. Nel 1996 è stato inserito negli aggiornamenti culturali dell’Enciclopedia UTET; ha all’attivo numerose saggi e pubblicazioni (Fabbri, Alinari, Charta, Gribaudo, Il Lavoro Editoriale, Adriatica Editrice, Ed. Lussografica ...)”

Dalla Homepage del sito ACAF. “L’ACAF incontra Enzo Carli”



Trasfigurare… Credo che questa sia la parola chiave, che consente di legare la fotografia emozionale di Carli, al nostro tema ed al riflesso. Trasfigurare, appunto, ossia far cambiare di figura, d’aspetto, o solo di espressione anche o soltanto a seguito di un’intensa emozione. Trasformare, far apparire diverso e insieme, nobilitare la realtà.

Lo stesso Carli afferma:

“le fotografie (…) simboleggiano l’opera trasmutativa (...) la continua e inarrestabile trasformazione. Una forma come canto effimero, transitorio e circoscritto nel tempo (…) come poesie, meravigliose farfalle, reticoli di memoria (...)”.


Il riferimento alla crisalide appare evidente quando di trasformazione si parla. Una trasformazione operata, nel caso dell'opera di Carli, dal flusso dei sentimenti. Ed allora abbiamo già a che fare con l’effimero, con il sentimento, con la trasformazione e senza dubbio alcuno con la poesia. Riflessi? Abbondantemente si, direi… Cos’è il riflesso se non la testimonianza per eccellenza dell’effimero. Un riflesso esiste ed un attimo dopo non esiste più, si è già trasformato.

Concordo sul fatto che una fotografia possa essere associata, quasi per definizione, alla trasformazione dell’effimero suo contenuto raffigurato, in un qualcosa di eterno, bloccato all’interno dei un frame. Da sola quella stessa fotografia trasmette e dona significato allo scorrere del tempo e degli eventi, procedendo semplicemente per negazione di se stessa. Se blocco, se congelo, allora qualcosa di fluido inesorabilmente esiste e quindi scorre. Ancor di più questa definizione ritengo possa essere calzante se associato ad un’immagine che contenga un riflesso. All’interno di un riflesso ricompaiono ancora luci ed ombre in un equilibrio che di volta in volta attrae l’attenzione di un osservatore. Varia l’osservatore, con ogni probabilità varia, il frangente da cui si è attratti o il momento preciso in cui si sente la necessità di far click, ma il risultato potrebbe essere sempre lo stesso, la ri-scoperta dell’effimero. Nel suo lavoro “Crisalidi”, Carli credo voglia trasmettere proprio questo sentimento. Una trasformazione si rafforza nel suo divenire ed assume ancora più significato quando viene resa eterna da una fotografia. Attraverso l’aver bloccato quel particolare, unico, magnifico istante in equilibrio, una fotografia rende eterno il mutamento e la continua evoluzione. Questa alchimia che si innesca grazie alla sensibilità personale del fotografo, nell’atto attraverso il quale egli riesce a trasformare una percezione in immagine, non può far altro che sublimare in “poesia”.
Abbiamo visto come l’entropia per qualcuno possa essere l’elemento generatore degli eventi e del riflesso in particolare; ritengo di poter aggiungere che l’aspetto poetico all’interno di un riflesso venga reso ancora più entusiasmante, proprio per la difficoltà di prevedere il suo generarsi, causa entropia, per l’appunto. Il divenire è presente in ogni luogo, se ci riflettiamo tutto è effimero, nulla si distrugge (o si crea), tutto si trasforma… questo è ancora più esasperato, più rapido, più evidente in un riflesso. Se vogliamo un divenire accelerato, che raccoglie e mescola ancor più processi di trasformazione, all’interno dello stesso piano di ripresa.

Altro tema legato ai riflessi, lo abbiamo visto è l’aspetto onirico. Il riflesso è strumento attraverso il quale il sogno può manifestarsi sottoforma di immagine.

Ecco allora un ulteriore elemento in comune tra le nostre riflessioni e la fotografia di Enzo Carli. Si pensi ad “Archeologia dei Sentimenti”. Con questo lavoro Carli entra nel campo dell’onirico, fornendo suggestioni ossia suggerimenti capaci di influenzare in questo caso le percezioni altrui, ma riconoscibili come tali solo attraverso un dialogo profondo tra se stessi e la realtà percepita, individuando l’essenza del viaggio rappresentato. Ancora una volta sentimenti e sensazioni si mescolano nell’immagine immerse in luci ed ombre, in bianchi e neri che finiscono per trasformarsi in poesia.
Molte delle meta-fotografie di Carli, se non tutte, devono essere scrutate, interrogate e strizzate, cercando al loro interno i concetti teorici e le idee che le generano (per stessa definizione di metafotografia). Tutto questo mi riporta ancora alla riflessione sui riflessi ed a questo scopo rileggendo il puntuale scritto di Pippo Pappalardo, non posso fare a meno di riportare quanto a sua volta da Pippo inteso attraverso la citazione di Luigi Erba a proposito di "Sistemi di significazioni" di Carli:

"L'immagine (queste immagini) è come una morsa, un crogiolo di apparenti contraddizioni: l’illusione del concreto e l’ipnosi, la necessità biologica ed il sogno, la sublimazione ed il cancro; ma alla fine, come qui avviene, uno strumento di conoscenza, anzi di “riconoscenza”, una natività”.

Che si stia descrivendo ancora una volta un riflesso?


 
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Ultima Modifica: 2013/08/28 16:43 Da alb.o.
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