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" Giocolieri di Strada " Mostra fotografica di Klizia Marchese ed Ezio Pattavina Stampa
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Attraverso gli occhi di spettatori occasionali quali siamo stati, vogliamo raccontare della fugace realtà della Giocoleria di strada, delle sue emozioni più intense, dell’innaturale equilibrio e della perfetta sintonia degli elementi che le danno vita e forma…


Ezio (grafico) e Klizia (ingegnere), vivono a Carlentini in provincia di Siracusa.
Compagni nella vita e nella fotografia, si avvicinano a quest'ultima nel 2007 spaziando tra diversi stili fotografici.
Sin dai primi scatti da neofiti si delianeano due personalità fotografiche totalmente diverse: l'una più tecnica ed estrosa di Ezio e l'altra più espressiva e meditativa di Klizia.
L'influenza reciproca che li ha sempre accompagnati nel loro rapporto di coppia si manifesta anche in ambito fotografico quando, insieme, decidono di collobare per la realizzazione di una prima mostra fotografica che, realizzata nel 2010, avrà come tema l'arte della giocoleria di strada.
Fanno parte del Club Fotografico "I Lestrigoni" di Lentini, dove danno il loro contributo nella gestione del sito e nella creazioni di nuovi eventi.



 Sui nostri amici, il nostro Pippo Pappalardo, a suo tempo,  ha scritto quanto segue:

"Ci sono stati sempre accanto, e ci saranno sempre.
E’ nella loro natura. E’ nella loro ragion d’essere. Perché la strada li chiama, la strada li raccoglie, la strada li presenta, la strada li esalta, la strada li fa personaggi e poi, finalmente, li fa immagine.
Immagine di che, direte voi?
Del nostro momentaneo svago, del nostro disinteressato incanto, della nostra distratta curiosità, del nostro desiderio di non avere, per un momento, più premura.
Ecco che allora ci accorgiamo che è bello, anche utile, forse necessario, fermarsi  ricominciare a stupirsi, fermarsi e ritornare a giocare, fermarsi e riannodare quei rammenti di allegra umanità che abbiamo disperso, qua e là, tra una bolletta in scadenza ed una ricetta da ritirare.
Ed é bello così guardare un vecchio che rimpiange di non avere un bimbo accanto con cui parlare ed un bimbo che è triste perché non ha un vecchio che possa garantirgli di non tornare presto a casa.
Invero, troppi registi cinematografici, tanta musica e molti pittori hanno provato a  rubare la loro anima ma non ci sono riusciti: hanno dipinto solo una scala in equilibrio, hanno cantato di un naso finto, hanno ripreso una pallina che, forse, era guidata da un sogno oppure da un fuoco che non brucerà nessuno.
Eppure son bastati anche questi momenti – via, chiamiamoli furti - a
restituirci la nostra anima, non la loro. La loro, mentre ci siamo distratti, ha inventato “Zampanò”, ha fatto volare “Petruska” e lassù, lassù, lassù ha trovato “Les enfants du Paradis”.
Intorno a loro, i castelli e le chiese, i giardini e le antiche strade, hanno ripreso il senso tutto umano della loro presenza; a sua volta, l’allegra presenza umana attorno a loro per qualche ora ha visto traballare la linea dell’orizzonte e le tristi leggi della gravità.
Non ci hanno chiesto nulla, solo uno sguardo complice, un momento di vanità ed un sorriso enigmatico tanto per dire che, volendo, eravamo stati invitati al gioco.

Se quanto sopra è il “cosa” di quanto è stato fotografato, riflettiamo allora su “come” lo si è fatto.
Innanzi tutto con curiosità e rispetto, e tanto non è poco per i tempi che corrono. poi, privilegiando la persona ed il dettaglio che illumina la scena.
Poi, la cura del preziosismo fotografico che non guasta mai quando ci si confronta con gli artisti: le ombre, i riflessi, i nascondimenti, i travisamenti fanno parte del loro bagaglio giornaliero e se riusciamo fotograficamente ad assecondare quest’atteggiamento andiamo in consonanza con la rappresentazione della “loro” rappresentazione.
Ed ancora, la volontà di diventare parte del gioco quasi che la macchina
fotografica sia diventata una clave, una biglia, una corda, un cerchio, ma anche
come se, insieme a tutte queste cose, sia stata capace di scomparire (magia di una buona fotografia).
Ed infine, un realismo lirico (via qualche parolone facciamocelo  scappare, come un petardo finto, come un gioco di prestigio): reali sono, infatti, i segni delle storie che hanno tramutato l’esperienza dell’artista da strada in presenza scenica dentro un rettangolo di carta; lirici sono i nostri pensieri quando stimolati da queste visioni non vogliono più sottostare alle leggi dell’economia e della politica ma spirano ad entrare nei governi della fantasia e della poesia."

locandina_mostra_giocolieri_klizia_ezio.jpg

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