Martedì 5 novembre preparatevi a fare un tutto nel passato anche se non troppo lontano... Cristoforo Berritta ci parlerà della fotografia analogica e di tutto quello che vi gira intorno.
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------------------------------------------Molti grandi fotografi dichiarano di fotografare, o prediligono fotografare, in analogico e relativa stampa chimica, ma anche piccoli fotoamatori hanno cominciato a fotografare in analogico e con il tempo si sono attrezzati per sviluppo e stampa, principalmente i B&W, minori costi per chimici ed attrezzature, ma sicuramente non di minor fascino. Una cosa però grandi e piccoli fotografi avevano, ed hanno, in comune, dal momento in cui caricano la pellicola nella propria macchina fotografica, che sia modesta o blasonata, la consapevolezza che lentezza e attesa saranno compagni con cui condividere il tempo futuro fino a quando il fatidico 36 comparirà nell’indicatore del contafotogrammi, niente SD da migliaia di scatti. Ormai, abituati come siamo, a rivedere in tempo reale il prodotto del nostro click ci si è dimenticati, e molti non hanno mai provato, la necessità di riflettere prima di scattare, a scegliere con cura soggetto e composizione, a immaginare come sarà la stampa prima ancora di premere il pulsante di scatto. A livello tecnico i principi della fotografia sono sempre gli stessi, sensibilità della pellicola, tempi, diaframmi, messa a fuoco, regole elementari di composizione, ma in analogico la consapevolezza delle regole e delle sue implicazioni è diversa, non esistevano automatismi esasperati, niente post produzione computerizzata, niente che trasformasse uno scatto casuale in qualcosa d’altro. Il fotogramma era l’unità di misura della foto, niente recupero luci ed ombre se non parziali e con maschere manuali in camera oscura, manuali in senso letterale visto che spesso si usava interporre le mani tra il fascio di luce e la carta da impressionare nel momento della stampa, niente ritagli di particolari che creano foto completamente diverse da quella che si era pensata al momento dello scatto. Scelto il rullino da usare, si blocca uno delle variabili più o meno impazzite delle attuali fotocamere che abbassano o alzano la sensibilità a valori una volta da fantascienza, e strumenti tipo cavalletto o flash diventavano compagni fondamentali di avventura. Le ottiche inoltre difficilmente erano zoom, poco luminose e molo costose, per staccare qualche stop in più si preferivano ottiche fisse e il cinquantino ormai spesso dimenticato la faceva da padrone, zoom da passeggio, si avvicina o si allontana il fotografo per una inquadratura e si fa anche un po’ di movimento il che non fa male. La conoscenza dell’iperfocale, questa sconosciuta, per tentare di fare un po’ di street… Un progetto nostalgia riscoprire la foto analogica? Forse, ma si spera anche, per tutti coloro che non hanno mai vissuto il fascino di riflessione e lentezza, l’impaziente attesa per vedere se la visione che si era avuta nel momento dello scatto diventa realtà, un gioco che si spera possa dare una consapevolezza maggiore per le future escursioni accompagnati dal fedele giocattolo. Buona luce a tutti!