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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI
#8178
alb.o (Utente)
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 2  
Mi perdonerete, ma sento che Bill Viola possa essere ancora capace di regalarci spunti importanti di approfondimento, legati al riflesso, ed ad una poetica che riconosco vicina ai miei pensieri sul "silenzio", sui "suoni" ed alla ricerca dell'"invisibile"…

...E di invisibile infatti si tratta!

Per Bill Viola al centro dell'immagine esiste il vuoto ed il vuoto è invisibile. Viola fa notare come il mondo che ci circonda sia di fatto pieno di invisibile. Se ci riflettiamo la fotografia stessa cattura costantemente l'invisibile; un istante dopo ciò che è impressionato non esiste più!

Sentimenti, presente, passato, memoria, identità, internet, DNA... la luce stessa è invisibile! Tra tutte le "cose" invisibili, il tempo è ritenuto da Viola la più affascinate…

A suo dire, ed a ragione, oggi abbiamo la fortuna di avere strumenti tecnologici capaci di catturare l'invisibile: fotocamere e videocamere segnano una svolta epocale… abbiamo i mezzi per scoprire territori inesplorati, possiamo ancora scoprire nuovi mondi!

A tal riguardo invito chi lo fosse interessato a vedere "Not tripctics", "5 Angels for the Millenium" ed "Acceptance" tre opere davvero di grande spessore, da apprezzare soprattutto dopo aver conosciuto gli aspetti basilari dell'estetica di Bill Viola… cosa che ritengo, seppur superficialmente, dovremmo ormai essere in grado di saper maneggiare.




Le opere di Viola costruiscono un intreccio a maglie larghe tra il visibile e ciò che lo trascende. In "the Passing" ad esempio tale circostanza è assolutaente chiara nelle riprese della mamma morente... Duro, crudo, ma profondo e collegato al divenire del mondo ed alla nascita della vita (riprese della nascita del figlio).

Riporto di seguito una perfetta sintesi di Sandra Lischi (tratta da "Bill Viola Works" ) in cui credo venga racchiusa l'intera estetica dell'autore.

"Acqua, terra , fuoco, il vento, lo scatenarsi della natura. Il dolore, la nascita che si specchia nell'agonia: passaggio. Viola narra la potente avventura delll'essere al mondo, dell'imparare a camminare. respirare o vivere in apnea. Tuffarsi e restare sospesi. Mette in scena l'oltrepassare: le soglie fra essere e non essere, fra il torpore e la consapevolezza, fra la solitudine ed il far partedi un tutto. soglie fragilissime, difficili, invitanti o paurose: grazie alla sua opera, diventano vive e visibili".
 
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Ultima Modifica: 2013/09/05 18:55 Da alb.o.
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#8181
alb.o (Utente)
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 2  
Francesca Woodman (1958 – 1981)

Spesso presente nelle sue fotografie (self portraits) concentrandosi sul suo corpo nel contesto, ricercandone la fusione, attraverso un frequente uso di lunghe e/o doppie esposizioni.

Francesca Woodman crebbe in una famiglia di artisti, il padre pittore e la madre ceramista, e trascorse diversi anni e molte vacanze estive della sua infanzia a Firenze. Scoprì la fotografia molto giovane, sviluppando le sue prime foto a soli 13 anni.

Tra il 1975 ed il 1979 frequentando la Rhode Island School of Design (RISD), si appassiona alle opere di Man Ray, Duane Michals e Arthur Fellig Weegee. Successivamente si trasferisce a Roma, per frequentare i corsi europei della RISD, insieme all'amica e collega Sloan Rankin. Qui si appassiona alle opere di Max Klinger e conosce, tra gli altri, anche Sabina Mirri, Edith Schloss, Giuseppe Gallo, Enrico Luzzi e Suzanne Santoro. In questo periodo frequenta anche l'ambiente artistico della Transavanguardia Italiana.

A Roma, la Woodman realizza la serie "Calendar Fish" – una sorta di diario fotografico ritraendo al suo interno dei suoi fotgrammi svariati pesci a simboleggiare l’omonimo segno zodiacale del mese di marzo, a cui il diario faceva riferimento – e "Self Deceit", di cui gli stessi appunti di Francesca rivelano l’evoluzione del progetto:


“L’idea per Space (una serie realizzata nel 1975-76 a Rhode Island) era molto più solidificata due o tre anni fa. Avevo l’idea di illustrare fisicamente metafore letterarie (the white lie) e di fare metafore fisiche per idee morali (la reputazione). E tuttavia, lavorando lentamente ad altri progetti, ho smarrito la particolarità di questa idea e sono venuta fuori con un gruppo di immagini che non illustravano nessun concetto specifico ma sono la storia di qualcuno che esplora un’idea (…) seguiamo la figura che cerca di risolvere l’idea come se fosse un problema matematico e di inserirsi dentro l’equazione. Un paio di mesi dopo (…) sono ritornata alla teoria originale per illustrare Self-deceit (…) la cosa che mi interessava di più era la sensazione che la figura, più che nascondersi da se stessa, fosse assorbita dall’atmosfera, fitta e umida”.


Nel gennaio del 1981 pubblicò la sua unica collezione di fotografie, dal titolo Some Disordered Interior Geometries (Alcune disordinate geometrie interiori). Nel corso dello stesso mese, si suicidò gettandosi dal palazzo ove abitava a New York… Aveva appena 22 anni.

“Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate”.

Cinque anni dopo viene organizzata la sua prima mostra postuma, e presto la critica femminista del tempo si appropria della figura della giovanissima e geniale artista suicida.

Nonostante il suo percorso creativo si sia interrotto sul nascere. Francesca Woodman è una delle figure più emblematiche dell’arte degli ultimi trent’anni. Insieme all’amica Sabina Mirri realizza la famosa "Storia del Guanto" ispirata al ciclo dell’artista tedesco Max Klinger ritrovato dalla stessa Francesca nella rivista del 1957 “Le Surréalisme, même”. A quanto sembra, alcune antiche stampe e fotografie surrealiste, da lei ritrovate nella Libreria Maldoror, costituirono un background che influenzò attivamente la sua opera.

Solita a scattare solo dopo una minuziosa pianificazione di ogni singola immagine, ma seguendo alcune idee-chiave ben precise, tra le quali la costruzione formale dell’opera intesa alla stessa stregua di “un’equazione” da risolvere. Non a caso il libro Some Disordered Interior Geometries è composto da una serie di fotografie che ripercorre la stessa struttura di un vecchio libro scolastico di geometria. Il corpo nudo non è fine a se stante, ma è sempre messo ion stretta relazione con l’ambiente (interni o esterni) circostante, alla ricerca di una mimesi o quanto meno di una assoluta integrazione (o come lei stessa dice assorbimento) derivante da una frequente deformazione ottenuta attraverso il riflesso, la sfocatura, il movimento o la doppia esposizione. Sviluppata una visione surrealista ove però il piano visivo domina sempre quello speculativo: “la teoria dietro l’opera è importante ma per me è sempre secondaria alla soddisfazione dell’occhio.”

 
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#8185
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 2  
Stamane trovo un riflesso ...di Alfio Garozzo!

Amico comune... non ho resistito! Preso! ...a Voi!

Già inviata la domandina fatidica!!! Alfio quale significato attribuisci al "riflesso"?




Alfio Garozzo "Infinito Viaggiare"



Attendo risposta, so che non tarderà!

Grazie Alfio!
 
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Ultima Modifica: 2013/09/11 12:02 Da alb.o.
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#8188
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 2  
Alberto: Ciao Alfio... buongiorno!

Alfio: Buongiorno a te!

Alberto: "infinito viaggiare"!

Alfio: stai partendo?

Alberto: si con la fantasia, in un riflesso che ti ho rubato!

Alfio: ah si… ora ho capito! Certo! …ma è on line da parecchio, come mai proprio ora?

Alberto: non lo so, sulla mia bacheca è comparsa solo oggi… sarà un prezioso segno allora!

Alfio: mi fa piacere ti sia piaciuto!

Alberto: Alfio, ho una domanda per te, alla quale spero riuscirai a trovare cinque minuti per poter rispondere…

Alfio: Ti rispondo subito… spara!

Alberto: "cos'è un riflesso"?

Alfio: …Albertoooooooo!

Alberto: Sono serio Alfio, mi serve per la mia “collezione”… ho finito con le farfalle perchè mi sono accorto che prima erano pupe e prima ancora crisalidi… allora ho pensato, che la collezione più giusta era quella dei riflessi!

Alfio: …la risposta alla tua domanda sta nella descrizione della mostra “Spiaggia Libera” che ti ho mandato ieri… se leggi attentamente scoprirai di cosa si tratta!!!

Alberto: avevo i tuoi riflessi e non lo sapevo? …deve essere l’età! Ma dimmi un pò "cosa succede quando lo incontri"? "Esiste un rapporto personale e privilegiato, rispetto ad altre fotografie"?

Alfio: non lo incontro, lo cerco! E’ un tema su cui lavoro da un po’, quindi certo il rapporto è personale, abbiamo come un appuntamento ogni qualvolta per un secondo riesco a staccare dal commissionato e riesco a ritagliare uno spazio per me… Alberto il mio riflesso è atmosfera rarefatta. Il piacere di raccontare la presenza umana (e non solo) attraverso elementi abbandonati, ma "pronti all'uso". Mi affascina l'idea di vedere scomparire le forme quasi come "rarefatte": gli oggetti, il mare, la spiaggia, la gente... Far scomparire i primi strati visivi per scendere nelle forme e negli strati più nascosti.

Alberto: Ti seguo e mi accorgo di quanto prezioso sia il tuo riflesso per la mia collezione…

Alfio: Forse è troppo pretenziosa la mia idea, non lo so, ma ci credo, la sento mia, la raccolgo e la porto avanti… ciao caro, adesso scappo e quando vuoi sempre a disposizione per un caffè!

Alberto: Certo assolutamente… un abbraccio e sempre grazie per la tua disponibilità!


 
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Ultima Modifica: 2013/09/11 20:02 Da alb.o.
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#8189
Caristofane (Utente)
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 2  
Di ritorno dalle vacanze ho trovato, sul nostro forum, una gradita, quanto inaspettata, sorpresa. Una lunga serie di post che si addensa infine in un aggregato unico, organico, che mi lascia quasi inebetito. Come affrontare questa mole di informazioni e meditazioni, che meritano una riflessione ad ogni passaggio, una ricerca ad ogni citazione, uno studio ad ogni suggerimento? Datemi del tempo…

E’ bello scoprire di non sapere (sempre il maestro Socrate…) perché se no languirei nella mia torpida ignoranza. E’ bello trovare un … amico? … compagno di riflessioni? … maestro? … che mi stimola verso pensieri nuovi.

Che posso dirvi... grazie Alberto per questo grande regalo e grazie Pippo per i sempre puntuali interventi. Un nuovo stimolo allo studio e all'approfondimento.

Qualcuno, per favore, mi conceda del tempo...

Emanuele
 
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E\' un\'illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con la testa e con il cuore.
Henri Cartier-Bresson

Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni.
Andreas Feininger
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#8210
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 10 Anni, 7 Mesi fa Karma: 2  
Take your TIME Emanuele... No Problem!!!

Intanto godiamoci un riflesso di Michelangelo Merisi...



Narciso - Caravaggio



da wikipedia

La rivoluzione di Caravaggio sta nel naturalismo della sua opera, espresso nei soggetti dei suoi dipinti e nelle atmosfere in cui la capacità di dare a un corpo una forma tridimensionale viene evidenziata dalla particolare illuminazione che teatralmente sottolinea i volumi dei corpi che escono improvvisamente dal buio della scena. Sono pochi i quadri in cui il pittore lombardo dipinge lo sfondo, che passa nettamente in secondo piano rispetto ai soggetti, i veri e soli protagonisti della sua opera. Per la realizzazione dei suoi dipinti, Caravaggio nel suo studio posizionava delle lanterne in posti specifici per far sì che i modelli venissero illuminati solo in parte, mediante la "luce radente". Attraverso questo artificio, Caravaggio evidenzia le parti della scena che più ritiene interessanti lasciando il resto del corpo nel buio dell'ambiente.
Nell'opera del pittore sono evidenti dunque forti contrasti di luci ed ombre. La luce plasma le figure, determina ambienti e situazioni ed è concepita o come apparizione simbolica o come fatto drammatico nell'intensità dei gesti dei personaggi



NARCISO (versione romana)

Nel racconto narrato da Ovidio, probabilmente basato sulla versione di Partenio, ma modificata al fine di aumentarne il pathos,[7] Eco, una ninfa dei monti, si innamorò di un giovane vanitoso di nome Narciso, figlio di Cefiso, una divinità fluviale, e della ninfa Liriope.[1][2] Cefiso aveva circondato Liriope con i suoi corsi d'acqua e, così intrappolata, aveva sedotto la ninfa che diede alla luce un bambino di eccezionale bellezza. Preoccupata per il futuro del bimbo, Liriope consultò il profeta Tiresia il quale predisse che Narciso avrebbe raggiunto la vecchiaia, “se non avesse mai conosciuto se stesso.”[1]
Quando Narciso raggiunse il sedicesimo anno di età, era un giovane di tale bellezza che ogni abitante della città, uomo o donna, giovane o vecchio, si innamorava di lui, ma Narciso, orgogliosamente, li respingeva tutti. Un giorno, mentre era a caccia di cervi, la ninfa Eco furtivamente seguì il bel giovane tra i boschi desiderosa di rivolgergli la parola, ma incapace di parlare per prima perché costretta a ripetere sempre le ultime parole di ciò che le veniva detto; era stata infatti punita da Giunone perché l'aveva distratta con dei lunghi racconti mentre le altre ninfe, amanti di Giove, si nascondevano. Narciso, quando sentì dei passi, gridò: “Chi è là?”, Eco rispose: “Chi è là?” e così continuò, finché Eco non si mostrò e corse ad abbracciare il bel giovane. Narciso, però, allontanò immediatamente in malo modo la ninfa dicendole di lasciarlo solo. Eco, con il cuore infranto, trascorse il resto della sua vita in valli solitarie, gemendo per il suo amore non corrisposto, finché di lei rimase solo la voce.
Nemesi, ascoltando questi lamenti, decise di punire il crudele Narciso. Il ragazzo, mentre era nel bosco, si imbatté in una pozza profonda e si accucciò su di essa per bere. Non appena vide per la prima volta nella sua vita la sua immagine riflessa, si innamorò perdutamente del bel ragazzo che stava fissando, senza rendersi conto che fosse lui stesso. Solo dopo un po' si accorse che l'immagine riflessa apparteneva a lui e, comprendendo che non avrebbe mai potuto ottenere quell’amore, si lasciò morire struggendosi inutilmente; si compiva così la profezia di Tiresia. Quando le Naiadi e le Driadi vollero prendere il suo corpo per collocarlo sul rogo funebre, al suo posto trovarono un fiore a cui fu dato il nome narciso. Si narra che Narciso, quando attraversò lo Stige, il fiume dei morti, per entrare nell'Oltretomba, si affacciò sulle acque limacciose del fiume, sperando di poter ammirare ancora una volta il suo riflesso.
 
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Ultima Modifica: 2013/09/19 00:09 Da alb.o.
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